Descrizione: Piazza Venezia Anno: 11 Ottobre 1937 Fotografo: (?) Fonte: Roma dal Regime Fascista alla Liberazione – Gemika International Aggiunta da Sandro Bardaro
Nei primi anni ’70, il Vittoriano, l’Altare della Patria, a noi della facoltà di Architettura, ce lo indicavano come il monumento più brutto che esistesse a Roma: architettura trionfale, retorica, del peggiore eclettismo…chiamandolo con nomi pittoreschi ma in fondo dispregiativi: la macchina da scrivere, la ricotta… Leonardo Benevolo, grande storico dell’architettura e dell’urbanistica, ne voleva la distruzione con tutta la Roma umbertina, forse il brano migliore che permette a Roma la sua riconoscibilità, tipologicamente e morfologicamente parlando. Chissà perché quella stessa borghesia radical-chic che teorizzava la necessità di inquadrare ogni monumento nel periodo storico in cui veniva costruito o che, al contrario, esaltava l’innovazione parigina dell’ingegnere Eiffel, nelle vicende nostrane non riusciva a mantenere un giudizio equilibrato. Potenza dell’ideologia? L’Altare della Patria infatti ha fatto da sfondo a troppe parate del Ventennio, e il concetto di Patria in quegli anni era aborrito dalla Sinistra, relegandolo a valore di Destra: eravamo lontani dagli anni della Lega! Ancora una volta i nostri pseudo intellettuali non seppero dividere il giudizio politico da quello estetico. Forse avrebbero preferito qui un altro Corviale, chissà…provate a immaginarvi invece Roma senza l’Altare della Patria: non sarebbe più Roma.
Ciao Sergio, ora Roma senza Altare della Patria non sarebbe la stessa ma perchè c’è anche Via dei Fori Imperiali che, diciamo, da a questo monumento quel respiro che in origine le mancava. Ma di fatto, quando fu realizzato, al di là del fatto che è stato fortemente voluto in un’area che archeologicamente non era confacente, era veramente come una sorta di astronave estranea che si posava in piena città. Roma è una città molto difficile perchè talmente tanto stratificata da rendere qualsisi intervento molto complicato. Ma questo Altare, così lontano dalla città, con forme così lontane dalla Roma medievale e rinascimentale su cui si impostava, proprio non è stata una scelta azzeccata. E denota la scarsissima “sensibilità” storica e artistica di chi si è avvicinato a Roma.
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Nei primi anni ’70, il Vittoriano, l’Altare della Patria, a noi della facoltà di Architettura, ce lo indicavano come il monumento più brutto che esistesse a Roma: architettura trionfale, retorica, del peggiore eclettismo…chiamandolo con nomi pittoreschi ma in fondo dispregiativi: la macchina da scrivere, la ricotta… Leonardo Benevolo, grande storico dell’architettura e dell’urbanistica, ne voleva la distruzione con tutta la Roma umbertina, forse il brano migliore che permette a Roma la sua riconoscibilità, tipologicamente e morfologicamente parlando. Chissà perché quella stessa borghesia radical-chic che teorizzava la necessità di inquadrare ogni monumento nel periodo storico in cui veniva costruito o che, al contrario, esaltava l’innovazione parigina dell’ingegnere Eiffel, nelle vicende nostrane non riusciva a mantenere un giudizio equilibrato. Potenza dell’ideologia? L’Altare della Patria infatti ha fatto da sfondo a troppe parate del Ventennio, e il concetto di Patria in quegli anni era aborrito dalla Sinistra, relegandolo a valore di Destra: eravamo lontani dagli anni della Lega! Ancora una volta i nostri pseudo intellettuali non seppero dividere il giudizio politico da quello estetico. Forse avrebbero preferito qui un altro Corviale, chissà…provate a immaginarvi invece Roma senza l’Altare della Patria: non sarebbe più Roma.
Ciao Sergio, ora Roma senza Altare della Patria non sarebbe la stessa ma perchè c’è anche Via dei Fori Imperiali che, diciamo, da a questo monumento quel respiro che in origine le mancava. Ma di fatto, quando fu realizzato, al di là del fatto che è stato fortemente voluto in un’area che archeologicamente non era confacente, era veramente come una sorta di astronave estranea che si posava in piena città. Roma è una città molto difficile perchè talmente tanto stratificata da rendere qualsisi intervento molto complicato. Ma questo Altare, così lontano dalla città, con forme così lontane dalla Roma medievale e rinascimentale su cui si impostava, proprio non è stata una scelta azzeccata. E denota la scarsissima “sensibilità” storica e artistica di chi si è avvicinato a Roma.