Piazza San Pantaleo


Descrizione: Piazza San Pantaleo, tra Piazza Navona Campo de’ Fiori e Corso Vittorio Emanuele II
Anno: 1900 ca.
Fotografo: Brogi
Fonte: Archivio Alinari
Aggiunta da Roma Sparita

5 Responses

  1. Loredana Diana ha detto:

    Riccardo Rolli
    Più avanti sulla sinistra uno scorcio del palazzo della Cancelleria….

    Roberto Astrologo
    tutto giusto io ho negozio 100 mt prima

    Emanuele Giomarelli
    la zona di Roma che più amo.. queste immagini sono commoventi!

    Manuela Taliento
    Si’condivido…queste immagini sono commoventi. E poi come era bello quando c’erano i tram ad elettricità che passavano per il centro…

    Luca Amerberg
    pensate che bello poter parlare nel silenzio in queste piazze senza macchine e motorini che hanno la prevalenza su tutto con il loro rumore dei motori nei giorni nostri…

    Maurizio Fioretti
    mi viene la nostalgia delle domeniche di austeriti dove pattinavo in mezzo a corso vittorio ed intorno c’era un silenzio irreale

    Debora Cimino
    che tranquillità che c’era una volta su Corso Vittorio… adesso é tutta un’altra cosa..

    Italo Marsili
    da quando ho scoperto ROMA SPARITA passo giornate ed anche nottate davanti al monitor, affascinato. ammaliato, ipnotizzato da tutte queste stupende
    e meravigliose immagini. in somma un drogato di roma sparita

    Giancarlo Romani
    sapete che all’angolo di questa piazza cera un orefice famoso e al portone affianco ci abitava la grande mina

    Piccionetti Stefano
    Entrava dal portoncino piccolo vicino all’oreficeria : ANSUINI.erano i primi anni 70 la vidi una sera : minigonna e stivali alti con una giacca corta di pelliccia capelli corti biondi ,scendeva da un coupè!!! parcheggiavo li la mia 500 vicino all’edicola accanto alla chiesa, mi salutò.Bellissima grande MINA.

    Giancarlo Romani
    sai io cio’ parlato piu di qualche volta perche’ io da ragazzo lavoravo a largo del pallaro dove ho conosciuto mia moglie

    Piccionetti Stefano
    ma er ciriola der Pallaro!! che fine ha fatto?

    Giancarlo Romani
    ma chi dici quello che aveva il negozio alla pollarola di eletricita’ è lampatari sai che io quando avevo 15 anni facevo il meccanico a largo del pallaro attaccato all’albergo e ho conosicuto mia moglie che abitava sopra il negozio dei jens si chiamava aldo torchio

    Piccionetti Stefano
    Si lui ..na macchietta…me sà che è morto?4 5 anni fà campava mo bo’!!

  2. Loredana Diana ha detto:

    Lucilla Montanucci
    Corso Vittorio Emanuele II, a sinistra il Museo Barracco, a destra Piazza San Pantaleo.

  3. Loredana Diana ha detto:

    Il Museo Barracco è formato da una prestigiosa collezione di
    sculture antiche – arte assira, egizia, cipriota, fenicia, etrusca,
    greca-romana – che Giovanni Barracco, ricco gentiluomo calabrese, donò
    al Comune di Roma nel 1904. Il Barone Barracco aveva dedicato la sua
    vita alla raccolta dei reperti, sia acquistandoli sul mercato antiquario
    sia recuperandoli dagli scavi che sul finire dell’ottocento segnarono
    le trasformazioni urbanistiche di Roma Capitale. Per ospitare la
    collezione fu costruita un’apposita palazzina neoclassica che purtroppo
    andò distrutta con i lavori per l’allargamento di Corso Vittorio. Solo a
    partire dal 1948 la collezione poté essere riordinata nella “Farnesina
    ai Baullari”, edificio eretto nel 1516 su progetto di Antonio da
    Sangallo il Giovane.L’arte egizia è rappresentata a partire dalle più antiche dinastie (3.000 a.C) fino all’epoca romana.Dalla
    Mesopotamia provengono le preziose lastre assire, ornamento parietale
    dei palazzi di Assurbanipal a Ninive e Senacherib a Nirmud, del VII e VI
    sec a. C.Una rarità per i musei italiani è la sezione dedicata
    all’arte cipriota, della quale sono esposti alcuni oggetti di rara
    fattura, come il carretto votivo policromo e la testa di Eracle del
    VII-VI sec. a. C.L’arte greca vanta numerosi originali, tra cui
    opere che compongono un quadro esaustivo del grande artista Policleto (V
    sec. a. C.) e della sua scuola.Per l’arte romana si segnala la
    testa di un fanciullo della famiglia Giulia, raffinato esempio della
    ritrattistica privata della prima epoca imperiale (I sec. d. C.).Infine
    l’arte provinciale è presente con tre lastre provenienti da Palmira,
    città carovaniera che ebbe il massimo splendore nel II sec. d. C.Chiude il percorso il mosaico policromo proveniente dalla prima basilica di San Pietro a Roma, datato al XII sec. d. C.

  4. Loredana Diana ha detto:

    Il Museo Barracco è formato da una prestigiosa collezione di
    sculture antiche – arte assira, egizia, cipriota, fenicia, etrusca,
    greca-romana – che Giovanni Barracco, ricco gentiluomo calabrese, donò
    al Comune di Roma nel 1904. Il Barone Barracco aveva dedicato la sua
    vita alla raccolta dei reperti, sia acquistandoli sul mercato antiquario
    sia recuperandoli dagli scavi che sul finire dell’ottocento segnarono
    le trasformazioni urbanistiche di Roma Capitale. Per ospitare la
    collezione fu costruita un’apposita palazzina neoclassica che purtroppo
    andò distrutta con i lavori per l’allargamento di Corso Vittorio. Solo a
    partire dal 1948 la collezione poté essere riordinata nella “Farnesina
    ai Baullari”, edificio eretto nel 1516 su progetto di Antonio da
    Sangallo il Giovane.L’arte egizia è rappresentata a partire dalle più antiche dinastie (3.000 a.C) fino all’epoca romana.Dalla
    Mesopotamia provengono le preziose lastre assire, ornamento parietale
    dei palazzi di Assurbanipal a Ninive e Senacherib a Nirmud, del VII e VI
    sec a. C.Una rarità per i musei italiani è la sezione dedicata
    all’arte cipriota, della quale sono esposti alcuni oggetti di rara
    fattura, come il carretto votivo policromo e la testa di Eracle del
    VII-VI sec. a. C.L’arte greca vanta numerosi originali, tra cui
    opere che compongono un quadro esaustivo del grande artista Policleto (V
    sec. a. C.) e della sua scuola.Per l’arte romana si segnala la
    testa di un fanciullo della famiglia Giulia, raffinato esempio della
    ritrattistica privata della prima epoca imperiale (I sec. d. C.).Infine
    l’arte provinciale è presente con tre lastre provenienti da Palmira,
    città carovaniera che ebbe il massimo splendore nel II sec. d. C.Chiude il percorso il mosaico policromo proveniente dalla prima basilica di San Pietro a Roma, datato al XII sec. d. C.

  5. Marco Topai ha detto:

    Mio bisnonno Petronio Topai ,secondo una guida turistica del 1870, aveva il negozio di argentiere o orefice in San Pantaleo (via o piazza ? ) numero 69. Anche mio nonno, mio omonimo (Marco Topai)aveva negozio  di orefice non so se allo stesso indirizzo o  in Corso Vittorio e abitava in Piazza dell’orologio. Io ora abito a Rebibbia (non nel carcere). Un pò di rammarico…
    Qualcuno ha notizieo foto antiche   riguardo a queste botteghe?

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