Descrizione: Gioco della morra – Arco degli Argentari e sulla destra la Chiesa di San Giorgio al Velabro Anno: 1860 Fotografo: Altobelli e Molins Fonte: Biblioteca Accademia delle Belle Arti Copenaghen Aggiunta da Roma Sparita
ROMA SPARITA Questa fotografia mostra come l’abbigliamento fosse in passato rivelatore dello stato sociale. In questa foto il soggetto e la ben nota passione dei romani per il gioco di azzardo, in questo caso la morra ». I due giocatori indicano con una mano un numero e contemporaneamente devono indovinare la somma totale. Ogni errore viene contato con l’altra mano; e quando si raggiunge la somma di cinque errori la posta va all’avversario e il gioco ricomincia. « La morra è l’unico gioco proibito » così ci informa Bergsòe e aggiunge: « Ecco perché è giocato così frequentemente e con tanta passione. Anche il pugnale romano è proibito ma non c’è contadino romano che non lo tenga sotto la sua manica e quando due malfattori s’incontrano, il risultato è sempre un romano di meno al mondo ». L’arco sullo sfondo di questa scena, secondo l’iscrizione sopra il fornice, fu eretto con il denaro dei cambiavalute (argentari) e dei mercanti di buoi al Foro Boario nel 204 d.C. in onore dell’imperatore Settimio Severo e della sua famiglia. In un rilievo entro il fornice si può vedere ritratto lo stesso imperatore che sacrifica agli dei. La ragione per cui questo monumento sia così spesso menzionato nella letteratura romana, anche se ignorato dagli artisti, è principalmente dovuta al fatto che manca ogni riferimento al fratello di Caracalla ed alla sua sposa i cui nomi ed effigi furono cancellati, come altrove, proprio da Caracalla che li aveva fatti uccidere. Ma il tentativo di distruggere il loro ricordo ha prodotto l’effetto contrario, quello di conservarlo più efficacemente.
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La foto è datata 1860 ca. , il fotografo è Pompeo Molins e fa parte della Raccolta Cianfarani Negro
ROMA SPARITA
Questa fotografia mostra come l’abbigliamento fosse in passato rivelatore dello stato sociale. In questa foto il soggetto e la ben nota passione dei romani per il gioco
di azzardo, in questo caso la morra ». I due giocatori indicano con una mano un numero e contemporaneamente devono indovinare la somma totale.
Ogni errore viene contato con l’altra mano; e quando si raggiunge la somma di cinque errori la posta va all’avversario e il gioco ricomincia. « La morra è l’unico gioco
proibito » così ci informa Bergsòe e aggiunge: « Ecco perché è giocato così frequentemente e con tanta passione. Anche il pugnale romano è proibito ma non c’è contadino romano che non lo tenga sotto la sua manica e quando due malfattori s’incontrano, il risultato è sempre un romano di meno al mondo ». L’arco sullo sfondo di questa scena,
secondo l’iscrizione sopra il fornice, fu eretto con il denaro dei cambiavalute (argentari) e dei mercanti di buoi al Foro Boario nel 204 d.C. in onore dell’imperatore Settimio Severo e della sua famiglia. In un rilievo entro il fornice si può vedere ritratto lo stesso imperatore che sacrifica agli dei. La ragione per cui questo monumento sia così
spesso menzionato nella letteratura romana, anche se ignorato dagli artisti, è principalmente dovuta al fatto che manca ogni riferimento al fratello di Caracalla ed alla sua sposa i cui nomi ed effigi furono cancellati, come altrove, proprio da Caracalla che li aveva fatti uccidere. Ma il tentativo di distruggere il loro ricordo ha prodotto l’effetto contrario, quello di conservarlo più efficacemente.