Via di Monte Testaccio


Descrizione: Testaccio – Via di Monte Testaccio prima dei lavori di interro
Anno: aprile 1942
Fotografo: (?)
Fonte: Archivio Fotografico Comunale-Museo di Roma
Aggiunta da Augusto Checchini

2 Responses

  1. Loredana Diana ha detto:

    Prende il nome dal vicino colle Testaccio alto 52 metri, con una periferia di 1.448 metri. Il nome ha origine da testaceus (di coccio) perché formato dai cocci delle grandi anfore nelle quali venivano a Roma olio, vino, legumi, etc., in quanto prossimo all’Emporium.

    (Orano) «Ebbe origine nel III sec. ed è il più grande dei sette colli artificiali di Roma. Gli altri sono: Monte Giordano, Monte Savello, Monte Cenci, Monte d’Augusto, Montesecco, Montecitorio. L’altezza del Testaccio nei primi secoli doveva essere maggiore ed arrivare fino ai 70 metri. Nei tempi di mezzo prese i seguenti nomi: Testaccia, Monte de chocci, Mons de Palio o de Ballis e Doliolus (dolium=orcio).

    La più antica storiella dava al monte per origine l’accumularsi dei vasi che contenevano i tributi delle province conquistate da Roma. Altri raccolsero l’ipotesi che i rottami fossero frammenti dei vasi gettati dai vasai che nella pianura limitrofa avevano le loro officine; altri ancora affermarono che i cocci appartenessero ai vasi tolti ai colombari della Via Ostiense, altri sostennero fosse formato con la terra scaricata, quando fu tagliato il fianco del Quirinale, per la costruzione del Foro Traiano. Qualcuno escogitò l’ipotesi che il monte s’accrebbe con le rovine, ancora fumanti, della vecchia Roma imperiale incendiata da Nerone.Il Monte, quindi, cominciò ad essere di processioni, di stazioni religiose e forse fino d’allora sopra di esso fu piantata la croce, ai piedi della quale sedeva il Poussin a contemplare i monumenti di Roma indorati dal tramonto.Grande fama acquistò, poi, il Testaccio per i giochi e per le feste che più secoli ebbero luogo nella pianura circostante e che furono l’orgoglio della gioventù romana e l’ambizione della magistratura capitolina, nei secoli migliori, per la libertà del Comune.

    I giochi avevano luogo l’ultima domenica di carnevale si dividevano in due parti.- Una popolare, con corse di maiali e tori che venivano spinti dall’alto del monteverso la pianura (“ruzzicà li porci da Testaccio”), legati su carrette ammantate di rosso; di asini, di ebrei.

    A proposito dell’inumana corsa così scriveva il Belli:antro che robbi-vecchi! Antro ch’aéo (grido dei rigattieri)/ Don Diego ch’ha studiato l’animali (Annali) / Der Muratore, e ha letto co’ l’occhiali / Quanti libri stracciati abbi er museo / Dice ch’er Ghetto adesso dà li palj / Pe’ via ch’anticamente eral’ebreo / Er barbero de quelli carnovali, (cavallo da corsa) / A Testaccio, e ar piazzon der Culiseo. / Pe’ falli curre. Er popolo roamno / Je sporverava intanto er giustacuore. / Tutti co’ un nerbo o una bbattecca in mano. / E sta curza. Abbellita da sto pisto, / L’inventò un papa, in memoria e in onore / Della flagellazion de Gesùcristo.

    Vi si facevano inoltre giostre di tori, con finte battaglie fra squadre di giovani che spesso spargevano il loro sangue.- L’altra aristocratica, con corse di cavalli di varie razze e alle quali avevano parte diretta i nobili, che spesso davano spettacoli di sé in magnifici tornei. Le spese dei giochi erano sostenute dall’Università Ebraica, che era obbligata a pagare ogni anno, alla Camera Capitolina, 1330 fiorini; gli ultimi 30 erano stati aggiunti in memoria dei 30 denari che gli Ebrei spesero per corrompere Giuda!La costruzione del Palazzo Venezia, per volontà di Paolo II, e la celebrazione del carnevale nella Via Lata, segnarono la fine dei giochi del Testaccio.In questo Monte meritano speciale menzione le Grotte, che scavate a livello del piano stradale, e tutte di una stessa grandezza, servivano alla conservazione del vino. A causa del materiale di cui si compone il monte, visi mantiene costante una temperatura da 10 a 7 gradi»

    Stradario Romano, Benedetto Blasi, Edizioni del Pasquino, Roma, 1933

    ( dal sito wwwL’Altra P…Arte.com )

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