Descrizione: Lungotevere Tor di Nona. Teatro Apollo, di fronte a Castel Sant’Angelo, fu distrutto in seguito alla costruzione dei muraglioni del Tevere, rimane in ricordo una fontana Anno: 1887 Fotografo: (?) Fonte: archivio sconosciuto Aggiunta da Carlo Galeazzi
Il Teatro Apollo sorgeva al posto del carcere di Tor di Nona, toponimo che deriverebbe da Torre dell’Annona (una delle antiche torri di guardia superstiti della cinta muraria di Aureliano, che seguiva la riva del Tevere). Dopo aver fatto parte della fortezza degli Orsini durante il medioevo, nel 1408 venne adibita a prigione, venendo ampliata attorno al 1490 per meglio attrezzarla a tale scopo: aveva celle separate per i carcerati “residenti” e per quelli trattenuti temporaneamente, una per donne e bambini e aveva anche una cella sotterranea per i detenuti di rango sociale più basso. Ovviamente vi si praticava anche la tortura. Ai pasti per i detenuti provvedevano le vicine locande del Biscione, del Leone Piccolo e del Leone Grande, di cui era proprietaria Vannozza Cattanei (l’amante del cardinale Rodrigo Borgia futuro Alessandro VI, nonché madre dei suoi figli), ma che aveva appaltato ai gestori del carcere. Inizialmente amministrato da militari, nel 1568 Pio IV volle dare la gestione del carcere alla Confraternita della Carità (tra i cui collaboratori si ricorda Pippo bòno, ovvero San Filippo Neri), che provvedette ad integrare nella struttura anche un’infermeria e una farmacia. Il carcere di Tor di Nona cessò la sua funzione storica alla metà del Seicento, quando entrarono in uso le Carceri Nuove di Innocenzo X a via Giulia. Forse proprio per esorcizzare la memoria storica di un luogo tanto temuto dalla popolazione, fu completamente smantellato e al suo posto sorse il Teatro Apollo, che entrò in funzione nel 1670. Essendo risultato un po’ “stretto”. l’anno successivo venne ampliato fino all’argine del fiume.
Il Teatro Apollo sorgeva al posto del carcere di Tor di Nona, toponimo che deriverebbe da Torre dell’Annona (una delle antiche torri di guardia superstiti della cinta muraria di Aureliano, che seguiva la riva del Tevere). Dopo aver fatto parte della fortezza degli Orsini durante il medioevo, nel 1408 venne adibita a prigione, venendo ampliata attorno al 1490 per meglio attrezzarla a tale scopo: aveva celle separate per i carcerati “residenti” e per quelli trattenuti temporaneamente, una per donne e bambini e aveva anche una cella sotterranea per i detenuti di rango sociale più basso. Ovviamente vi si praticava anche la tortura. Ai pasti per i detenuti provvedevano le vicine locande del Biscione, del Leone Piccolo e del Leone Grande, di cui era proprietaria Vannozza Cattanei (l’amante del cardinale Rodrigo Borgia futuro Alessandro VI, nonché madre dei suoi figli), ma che aveva appaltato ai gestori del carcere. Inizialmente amministrato da militari, nel 1568 Pio IV volle dare la gestione del carcere alla Confraternita della Carità (tra i cui collaboratori si ricorda Pippo bòno, ovvero San Filippo Neri), che provvedette ad integrare nella struttura anche un’infermeria e una farmacia. Il carcere di Tor di Nona cessò la sua funzione storica alla metà del Seicento, quando entrarono in uso le Carceri Nuove di Innocenzo X a via Giulia. Forse proprio per esorcizzare la memoria storica di un luogo tanto temuto dalla popolazione, fu completamente smantellato e al suo posto sorse il Teatro Apollo, che entrò in funzione nel 1670. Essendo risultato un po’ “stretto”. l’anno successivo venne ampliato fino all’argine del fiume. Tuttavia il popolo continuò ad associare il teatro al vecchio toponimo, perchè ancora nell’Ottocento era chiamato comunemente [Teatro] Tordinona.
Er teatro Apollo, primo dell’Urbe, se trovava ner rione Ponte, propio lungo er Tevere, addossato a ‘na serie d’angusti vicoli vicino ar centro cittadino. Era ‘na chicca, de spettacoli una fonte. Pe’ raggiungelo, partenno da piazza Colonna, all’epoca core e ventricoli pursanti de la città, bisognava superà li quartieri 5seicenteschi da li colori mattone e ocra e le stradine intersecantesi fra de loro, dedalo de odori. Rivorgennose poi verso er fiume s’imboccava l’antica via Tor de Nona, indove esisteva la vetusta Torre dell’Annona, sede della dogana de Roma pe’ le merci trasportate fino a li porti de Ripa Granne e de Ripetta, in seguito trasformata in un’orrida prigione. Su le rovine de la vetta de ‘sta torre nacque er teatro Tor de Nona che dar milleottocentotrenta se chiamò Apollo rinverdendo l’antichi fasti der successo sull’onne. A titolo de curiosità dentro ‘sto teatro ce fu la prima der “Trovatore”, opera verdiana che er musicista de Busseto scrisse co’ tanto amore. Er teatro Apollo, annato poi in rovina, nun se deve però confonne co’ l’omonimo cinema-teatro che stava de fronte all’arco de Santa Bibiana, vicino ar celebre Ambra-Jovinelli, teatro der varietà e della gag romana ove s’esibivano Petrolini, Totò, Fabrizi, Sordi, e er core de Roma, la Magnani: c’erano ieri, nun ce so’ oggi né purtroppo, un vero peccato, ce saran domani!
Luogo delle prime rappresentazioni assolute de “Il trovatore” (1851) e “Un ballo in maschera” (1859) di Verdi, della prima rappresentazione italiana di “Fidelio” di Beethoven (1886) , della prima rappresentazione a Roma di “Lohengrin” di Wagner (1878).
Senza quelli che Lei chiama sventramenti dei Savoia, a Roma ci sarebbero almeno due o tre gravi alluvioni l’anno! Semplicemente perchè tutto il centro della città è ubicato appena qualche centimetro sopra l’alveo abituale del fiume; ed alcune zone come via Condotti ad esempio sono addirittura sotto il livello del fiume !
Minelli e Venturini voi sì che avete capito tutto…che geni che siete…mi avete convinto, ora proporrò di demolire tutte le case in riva ai canali di Venezia e farci un bel muro…problema acqua alta risolto…
Furono studiate soluzioni alternative ai muraglioni, come la deviazione del corso del fiume in caso di alluvioni, ma “ovviamente” furono accantonate per lasciare il posto alla speculazione scellerata che contraddistinse quegli anni e che alterò profondamente il volto della città, nonché il rapporto dei romani con il fiume: da parte integrante della vita quotidiana ed entità pressochè sacra divenne un anonimo e “inutile” corso d’acqua, quale è oggi, imbrigliato e nascosto dai muraglioni e dai tristissimi lungoteveri. Se lei, per mezzo delle foto d’epoca, dei dipinti di Roesler Franz ecc. studia per un attimo l’assetto urbanistico lungo il Tevere prima degli sventramenti, si rende conto che ciò che è stato fatto sventrando le costruzioni lungo il fiume configura un vero e proprio crimine, con picchi vergognosi, come il Porto di Ripetta o il Teatro Apollo. Insomma, se vi fosse stata la volontà e la buona fede di fare del bene a Roma, si sarebbe trovata una soluzione alle alluvioni e al tempo stesso oggi la città avrebbe uno dei fiumi più belli del mondo, che avrebbe ancora un senso navigare e vivere ogni giorno.
Senza quelli che alcuni chiamano “sventramenti dei Savoia”, a Roma ci sarebbero almeno due o tre gravi alluvioni l’anno! Semplicemente perchè tutto il centro della città è ubicato appena qualche centimetro sopra l’alveo abituale del fiume; ed alcune zone come via Condotti ad esempio sono addirittura sotto il livello del fiume !
Sulla facciata di S. Maria sopra Minerva sono segnati i livelli delle varie inondazioni, prima della costruzione dei muraglioni per i quali, tra l’altro, si è dovuto demolire il glorioso Teatro Apollo. Vi ebbero la prima assoluta opere di Rossini, Donizetti e “Il trovatore” e “Il ballo in maschera” di Giuseppe Verdi. Peccato!
Furono studiate soluzioni alternative ai muraglioni, come la deviazione del corso del fiume in caso di alluvioni, ma “ovviamente” furono accantonate per lasciare il posto alla speculazione scellerata che contraddistinse quegli anni e che alterò profondamente il volto della città, nonché il rapporto dei romani con il fiume: da parte integrante della vita quotidiana ed entità pressochè sacra divenne un anonimo e “inutile” corso d’acqua, quale è oggi, imbrigliato e nascosto dai muraglioni e dai tristissimi lungoteveri. Se lei, per mezzo delle foto d’epoca, dei dipinti di Roesler Franz ecc. studia per un attimo l’assetto urbanistico lungo il Tevere prima degli sventramenti, si rende conto che ciò che è stato fatto sventrando le costruzioni lungo il fiume configura un vero e proprio crimine, con picchi vergognosi, come il Porto di Ripetta o il Teatro Apollo. Insomma, se vi fosse stata la volontà e la buona fede di fare del bene a Roma, si sarebbe trovata una soluzione alle alluvioni e al tempo stesso oggi la città avrebbe uno dei fiumi più belli del mondo, che avrebbe ancora un senso navigare e vivere ogni giorno.
Minelli e Venturini voi sì che avete capito tutto…che geni che siete…mi avete convinto, ora proporrò di demolire tutte le case in riva ai canali di Venezia e farci un bel muro…problema acqua alta risolto…
Roma, il Tevere, le residenze del lungotevere, gli straripamenti, i muraglioni. “Vedendo dall’alto” tutto questo, se ne deduce che in Roma convivevano vita da città e vita da villaggio . Noi tutti rimpiangiamo il pittoresco…ma tutti tiriamo un sospiro di sollievo per aver scelto la città, cioè i …muraglioni!
Il tuo contributo ci permetterà di investire nello sviluppo di questa iniziativa ed in questo modo il nostro progetto potrà essere migliore anche grazie a te.
‘Mazza che cesso!
http://www.panoramio.com/photo/6469999
Il Teatro Apollo sorgeva al posto del carcere di Tor di Nona, toponimo che deriverebbe da Torre dell’Annona (una delle antiche torri di guardia superstiti della cinta muraria di Aureliano, che seguiva la riva del Tevere). Dopo aver fatto parte della fortezza degli Orsini durante il medioevo, nel 1408 venne adibita a prigione, venendo ampliata attorno al 1490 per meglio attrezzarla a tale scopo: aveva celle separate per i carcerati “residenti” e per quelli trattenuti temporaneamente, una per donne e bambini e aveva anche una cella sotterranea per i detenuti di rango sociale più basso. Ovviamente vi si praticava anche la tortura.
Ai pasti per i detenuti provvedevano le vicine locande del Biscione, del Leone Piccolo e del Leone Grande, di cui era proprietaria Vannozza Cattanei (l’amante del cardinale Rodrigo Borgia futuro Alessandro VI, nonché madre dei suoi figli), ma che aveva appaltato ai gestori del carcere.
Inizialmente amministrato da militari, nel 1568 Pio IV volle dare la gestione del carcere alla Confraternita della Carità (tra i cui collaboratori si ricorda Pippo bòno, ovvero San Filippo Neri), che provvedette ad integrare nella struttura anche un’infermeria e una farmacia.
Il carcere di Tor di Nona cessò la sua funzione storica alla metà del Seicento, quando entrarono in uso le Carceri Nuove di Innocenzo X a via Giulia.
Forse proprio per esorcizzare la memoria storica di un luogo tanto temuto dalla popolazione, fu completamente smantellato e al suo posto sorse il Teatro Apollo, che entrò in funzione nel 1670. Essendo risultato un po’ “stretto”. l’anno successivo venne ampliato fino all’argine del fiume.
Il Teatro Apollo sorgeva al posto del carcere di Tor di Nona, toponimo che deriverebbe da Torre dell’Annona (una delle antiche torri di guardia superstiti della cinta muraria di Aureliano, che seguiva la riva del Tevere). Dopo aver fatto parte della fortezza degli Orsini durante il medioevo, nel 1408 venne adibita a prigione, venendo ampliata attorno al 1490 per meglio attrezzarla a tale scopo: aveva celle separate per i carcerati “residenti” e per quelli trattenuti temporaneamente, una per donne e bambini e aveva anche una cella sotterranea per i detenuti di rango sociale più basso. Ovviamente vi si praticava anche la tortura.
Ai pasti per i detenuti provvedevano le vicine locande del Biscione, del Leone Piccolo e del Leone Grande, di cui era proprietaria Vannozza Cattanei (l’amante del cardinale Rodrigo Borgia futuro Alessandro VI, nonché madre dei suoi figli), ma che aveva appaltato ai gestori del carcere.
Inizialmente amministrato da militari, nel 1568 Pio IV volle dare la gestione del carcere alla Confraternita della Carità (tra i cui collaboratori si ricorda Pippo bòno, ovvero San Filippo Neri), che provvedette ad integrare nella struttura anche un’infermeria e una farmacia.
Il carcere di Tor di Nona cessò la sua funzione storica alla metà del Seicento, quando entrarono in uso le Carceri Nuove di Innocenzo X a via Giulia.
Forse proprio per esorcizzare la memoria storica di un luogo tanto temuto dalla popolazione, fu completamente smantellato e al suo posto sorse il Teatro Apollo, che entrò in funzione nel 1670. Essendo risultato un po’ “stretto”. l’anno successivo venne ampliato fino all’argine del fiume. Tuttavia il popolo continuò ad associare il teatro al vecchio toponimo, perchè ancora nell’Ottocento era chiamato comunemente [Teatro] Tordinona.
ER TEATRO TOR DE NONA-APOLLO
Er teatro Apollo, primo dell’Urbe, se trovava ner rione Ponte,
propio lungo er Tevere, addossato a ‘na serie d’angusti vicoli
vicino ar centro cittadino. Era ‘na chicca, de spettacoli una fonte.
Pe’ raggiungelo, partenno da piazza Colonna, all’epoca core e ventricoli
pursanti de la città, bisognava superà li quartieri 5seicenteschi da li colori
mattone e ocra e le stradine intersecantesi fra de loro, dedalo de odori.
Rivorgennose poi verso er fiume s’imboccava l’antica via Tor de Nona,
indove esisteva la vetusta Torre dell’Annona, sede della dogana de Roma
pe’ le merci trasportate fino a li porti de Ripa Granne e de Ripetta,
in seguito trasformata in un’orrida prigione. Su le rovine de la vetta
de ‘sta torre nacque er teatro Tor de Nona che dar milleottocentotrenta
se chiamò Apollo rinverdendo l’antichi fasti der successo sull’onne.
A titolo de curiosità dentro ‘sto teatro ce fu la prima der “Trovatore”,
opera verdiana che er musicista de Busseto scrisse co’ tanto amore.
Er teatro Apollo, annato poi in rovina, nun se deve però confonne
co’ l’omonimo cinema-teatro che stava de fronte all’arco de Santa Bibiana,
vicino ar celebre Ambra-Jovinelli, teatro der varietà e della gag romana
ove s’esibivano Petrolini, Totò, Fabrizi, Sordi, e er core de Roma, la Magnani:
c’erano ieri, nun ce so’ oggi né purtroppo, un vero peccato, ce saran domani!
Matteo Iacovella
Fontana piena de monnezza del McDonald minimo
Luogo delle prime rappresentazioni assolute de “Il trovatore” (1851) e “Un ballo in maschera” (1859) di Verdi, della prima rappresentazione italiana di “Fidelio” di Beethoven (1886) , della prima rappresentazione a Roma di “Lohengrin” di Wagner (1878).
Spettacolare !
poesia
Che bello?
Per fortuna chi si affaccia oggi da castel Sant’Angelo vede un panorama più bello…….
Sabina Collura questo è il teatro di cui ti parlavo…. dove c’è l’asino volante.
Anche questo purtroppo vittima degli sventramenti dei Savoia :(
Fortunatamente. Al posto di questo obbrobrio oggi c’è uno dei tratti più belli del lungotevere di Roma.
Fortunatamente. Al posto di questo obbrobrio oggi c’è uno dei tratti più belli del lungotevere di Roma.
Forse all’esterno era cosi,all’interno fu tutt’altra cosa;era uno dei teatri più antichi ed importanti di Roma
Forse all’esterno era cosi,all’interno fu tutt’altra cosa;era uno dei teatri più antichi ed importanti di Roma
Senza quelli che Lei chiama sventramenti dei Savoia, a Roma ci sarebbero almeno due o tre gravi alluvioni l’anno! Semplicemente perchè tutto il centro della città è ubicato appena qualche centimetro sopra l’alveo abituale del fiume; ed alcune zone come via Condotti ad esempio sono addirittura sotto il livello del fiume !
Minelli e Venturini voi sì che avete capito tutto…che geni che siete…mi avete convinto, ora proporrò di demolire tutte le case in riva ai canali di Venezia e farci un bel muro…problema acqua alta risolto…
Gia’,e poi con tutti i soldi che avevano avrebbero potuto ricostruirlo insieme ad altri palazzi distrutti in altre zone della citta’
Furono studiate soluzioni alternative ai muraglioni, come la deviazione del corso del fiume in caso di alluvioni, ma “ovviamente” furono accantonate per lasciare il posto alla speculazione scellerata che contraddistinse quegli anni e che alterò profondamente il volto della città, nonché il rapporto dei romani con il fiume: da parte integrante della vita quotidiana ed entità pressochè sacra divenne un anonimo e “inutile” corso d’acqua, quale è oggi, imbrigliato e nascosto dai muraglioni e dai tristissimi lungoteveri.
Se lei, per mezzo delle foto d’epoca, dei dipinti di Roesler Franz ecc. studia per un attimo l’assetto urbanistico lungo il Tevere prima degli sventramenti, si rende conto che ciò che è stato fatto sventrando le costruzioni lungo il fiume configura un vero e proprio crimine, con picchi vergognosi, come il Porto di Ripetta o il Teatro Apollo. Insomma, se vi fosse stata la volontà e la buona fede di fare del bene a Roma, si sarebbe trovata una soluzione alle alluvioni e al tempo stesso oggi la città avrebbe uno dei fiumi più belli del mondo, che avrebbe ancora un senso navigare e vivere ogni giorno.
Mi ricordo del cinema Apollo ma non del testo.
Mi ricordo del cinema Apollo ma non del testo.
Senza quelli che alcuni chiamano “sventramenti dei Savoia”, a Roma ci sarebbero almeno due o tre gravi alluvioni l’anno! Semplicemente perchè tutto il centro della città è ubicato appena qualche centimetro sopra l’alveo abituale del fiume; ed alcune zone come via Condotti ad esempio sono addirittura sotto il livello del fiume !
Sulla facciata di S. Maria sopra Minerva sono segnati i livelli delle varie inondazioni, prima della costruzione dei muraglioni per i quali, tra l’altro, si è dovuto demolire il glorioso Teatro Apollo.
Vi ebbero la prima assoluta opere di Rossini, Donizetti e “Il trovatore” e “Il ballo in maschera” di Giuseppe Verdi.
Peccato!
Furono studiate soluzioni alternative ai muraglioni, come la deviazione del corso del fiume in caso di alluvioni, ma “ovviamente” furono accantonate per lasciare il posto alla speculazione scellerata che contraddistinse quegli anni e che alterò profondamente il volto della città, nonché il rapporto dei romani con il fiume: da parte integrante della vita quotidiana ed entità pressochè sacra divenne un anonimo e “inutile” corso d’acqua, quale è oggi, imbrigliato e nascosto dai muraglioni e dai tristissimi lungoteveri.
Se lei, per mezzo delle foto d’epoca, dei dipinti di Roesler Franz ecc. studia per un attimo l’assetto urbanistico lungo il Tevere prima degli sventramenti, si rende conto che ciò che è stato fatto sventrando le costruzioni lungo il fiume configura un vero e proprio crimine, con picchi vergognosi, come il Porto di Ripetta o il Teatro Apollo. Insomma, se vi fosse stata la volontà e la buona fede di fare del bene a Roma, si sarebbe trovata una soluzione alle alluvioni e al tempo stesso oggi la città avrebbe uno dei fiumi più belli del mondo, che avrebbe ancora un senso navigare e vivere ogni giorno.
Minelli e Venturini voi sì che avete capito tutto…che geni che siete…mi avete convinto, ora proporrò di demolire tutte le case in riva ai canali di Venezia e farci un bel muro…problema acqua alta risolto…
L’Apollo fu demolito fisicamente, gli altri culturalmente, Roma ha perso molta della cultura che la contraddistingueva da altre citta’ nel mondo…
Roma, il Tevere, le residenze del lungotevere, gli straripamenti, i muraglioni. “Vedendo dall’alto” tutto questo, se ne deduce che in Roma convivevano vita da città e vita da villaggio . Noi tutti rimpiangiamo il pittoresco…ma tutti tiriamo un sospiro di sollievo per aver scelto la città, cioè i …muraglioni!