Mitreo di Santa Prisca
Nel 1934 sotto la Chiesa di Santa Prisca all’Aventino, durante lavori di scavo intrapresi dai Padri Agostiniani, fu scoperto in maniera del tutto accidentale un mitreo, ovvero una struttura in cui si svolgevano i culti in onore del dio Mithra.
Il mitreo, secondo una consuetudine frequente, utilizzava gli spazi di una preesistente domus privata che si estendeva nell’area sottostante la parte settentrionale della chiesa e del cortile circostante, databile alla fine del I sec. d.C. con trasformazioni nel corso del II secolo.
Fu alla fine del II sec d.C che sopra ad un’estesa parte di questo complesso abitativo fu costruito un edificio a due navate (forse il titulus paleocristiano) su cui insiste l’attuale chiesa. Più o meno contemporaneamente fu edificato anche il mitreo, costituito da più ambienti sotterranei coperti con volta a botte.
La struttura del mitreo è quella canonica: c’è un piccolo vestibolo d’ingresso dotato di un bancone su due pareti e di un recinto, destinato al sacrificio delle vittime, in un angolo; sulla parete soprastante rimangono, inseriti nel muro, alcuni frammenti riferibili ad una statua, forse Saturno. Dal vestibolo si accede all’ambiente principale, a pianta rettangolare stretta e allungata, dove aveva luogo il sacro banchetto cui prendevano parte gli iniziati.
L’ambiente è caratterizzato da due nicchie poste simmetricamente ai lati dell’ingresso e da due podii leggermente inclinati che, addossati ai lati lunghi, delimitano un corridoio centrale in direzione della grande nicchia di culto addossata alla parete di fondo. Nelle due nicchie ai lati dell’ingresso erano collocate in origine le statue, inferiori al naturale, dei due dadofori, Cautes e Cautopates; ancora conservata, la statuetta di Cautes fu probabilmente riadattata da una scultura raffigurante Mercurio con l’aggiunta di parti in stucco.
Nella nicchia maggiore era collocato, al centro, il gruppo raffigurante Mitra, con il mantello svolazzante, insieme al cane e al toro: ne rimangono alcuni frammenti; la scena è stata interpretata come la rappresentazione del momento in cui il dio, inseguito e catturato il toro, lo trascina verso la grotta. Ai piedi del dio la gigantesca figura di un’altra divinità maschile, sdraiata, identificata con Oceano o Saturno, il cui corpo è formato da anfore ricoperte di stucco.
Nel sottarco altre due rappresentazioni illustrano momenti della vita di Mitra: a destra, sembra fosse rappresentata l’uccisione del toro (pochi i frammenti conservati); a sinistra, è ipotizzabile la raffigurazione della nascita del dio dalla roccia. Agli angoli erano le immagini del sole, traforata su una lamina di piombo dorato, e della luna completate quasi certamente dai dodici segni dello zodiaco.
Le due lunghe pareti laterali sono decorate, al di sopra dei podii, da due cicli di affreschi databili, in relazione alle due diverse fasi edilizie, al 200 ed al 220 d.C. Raffigurano le sacre processioni, i sette gradi di iniziazione dei mystae e il banchetto divino. Sulla parete di destra, nel primo tratto, è una serie di personaggi, vestiti di tunica rossa, che si apprestano a celebrare il suovetaurilia (sacrificio di un maiale, di una pecora e di un toro). Ciascun personaggio è sormontato, testimonianza veramente unica, da un’iscrizione, derivata da inni mitraici, che ne indica il grado d’iniziazione.
Sull’opposta parete lunga prosegue la rappresentazione della processione dei leones, indicati nelle iscrizioni dal grado dell’iniziazione accompagnato dal nome proprio, che si conclude nei pressi di una grotta; all’interno, presso una tavola, sono Mitra, con pallio rosso e berretto frigio, raffigurato nell’atto di brindare, e il Sole, con il nimbo raggiato, che stringe al suo fianco il globo terrestre; accanto alle due divinità, un piccolo servitore. La scena rappresenta il convito in cui le due divinità si giurano eterna alleanza.
Alle spalle di questa parete settentrionale, e parallelo, corre uno stretto corridoio risultante dalle modifiche apportate alla struttura originaria per inserirvi il mitreo. Su questa stessa parete si apre, tagliando lo stretto corridoio, l’accesso a tre ambienti intercomunicanti, ricavati dall’originario portico e destinati alle cerimonie preliminari: quello a sinistra, che ha un secondo ingresso presso il vestibolo e banconi sulle pareti, è identificabile con l’apparatorium, dove avvenivano le vestizioni; quello, ultimo a destra, separato dall’ambiente principale tramite una parete continua, deve essere interpretato come la stanza delle iniziazioni; l’ambiente centrale è identificato con il caelus, destinato alle cerimonie di purificazione, e presenta la stessa disposizione di quello principale avendo bassi podii sui due lati maggiori e nel fondo una nicchia decorata con la raffigurazione dello zodiaco.
La datazione della prima fase del mitreo è ricavata dall’iscrizione graffita nell’estradosso della grande nicchia, sulla parete sinistra: 20 novembre del 202 d.C. (anno in cui furono consoli L. Settimio Severo e M. Aurelio Antonino Caracalla), giorno di sabato, luna XVIII. L’esame del testo ha condotto, però, a diverse cronologie: interpretato come oroscopo è stato riferito alla nascita reale dell’iniziato o, piuttosto, alla sua nascita mistica cioè all’iniziazione ai riti mitraici. Stabilendo, quindi, che a quella data il mitreo già esistesse, ne è stata fissata la fondazione alla fine del II sec. d.C. Intendendo, invece, la data indicata dall’iscrizione graffita come riferibile alla nascita dello stesso Mitra in quel luogo, essa potrebbe ricordare la dedicazione del mitreo. Tale indicazione costituirebbe un unicum in ambito romano e potrebbe essere riconducibile ad una propizia congiuntura astrale.
Alla seconda fase, databile al 220 d.C. sono riferibili la costruzione del bancone nel vestibolo, il restauro di diversi elementi di prima fase e l’acquisizione dei tre ambienti a nord.
dal sito della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma
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