Museo criminologico

Foto di Carlo Grossi
Papa Leone XIII fece costruire un carcere minorile a via del Gonfalone e il Guardasigilli Rocco nel 1931 lo trasformò in Museo del Crimine, ma fra trasferimenti e lavori di allestimento nella sede finale l’apertura effettiva data al 1975.
Queste lungaggini hanno dato come risultato la perdita di importanti reperti museali, mentre il calo di visitatori e d’interesse nel pubblico hanno procrastinato l’apertura fino al 1994, quando un allestimento finale per contestualizzare i reperti ha dato un aspetto definitivo al Museo.
Le sale di esposizione sono nient’altro che i locali dell’ex carcere, refettorio e celle che il visitatore percorre mentre esamina l’esposizione. I reperti più interessanti ed emozionanti si trovano all’inizio mostra, datati XVIII secolo, seguiti dagli studi di Cesare Lombroso sulla criminalità e la sua repressione nei manicomi criminali e numerose foto con studi legati all’anatomia di criminali e prostitute del suo tempo tentando di dimostrare il nesso tra determinate caratteristiche personali e attitudine al crimine.

Foto di Carlo Grossi

Foto di Carlo Grossi
Numerosi reperti di data più recente illustrano la sezione finale di furti con scasso e gli attrezzi usati, falsificazione di metalli preziosi, monete e banconote, gioco d’azzardo e contrabbando.
Una sala speciale è dedicata a famosi fatti di sangue che magari i più grandi possono ricordare dalle cronache del tempo.
Raccapriccianti alcuni strumenti di tortura esposti, la Vergine di Norimberga, la sedia chiodata, la ghigliottina di Lecce, briglie delle comari, cinture di castità maschili e femminili, attrezzi da taglio e tortura, reperti di Mastro Titta il famoso boia papalino con all’attivo oltre cinquecento esecuzioni fatte in varie maniere.
Del boia vedremo anche i costumi e gli attrezzi.
Per Roma Sparita, testo a cura di: Carlo Grossi
Al momento la visita non e' in programma, effettuabile a richiesta