Chiesa di Santa Maria dell’Orto

A Trastevere c’è una Chiesa che non è stata costruita per volere di un Papa, e le cui cappelle non sono state realizzate da nobili membri delle famiglie romane, ma è stata voluta e realizzata dai contributi dei lavoratori stessi, del popolo.
La leggenda racconta che un uomo malato e prossimo alla morte, mentre camminava tra gli orti che riempivano una Trastevere molto diversa da come la conosciamo noi, la vicenda si data infatti al 1488, vide un’immagine sacra della Madonna su un muretto. Subito chiese alla Vergine la grazia della guarigione e promise che avrebbe mantenuto accesa per sempre una lampada votiva sotto l’immagine sacra. Avvenne il miracolo, l’uomo guarì e non solo tenne fede alla sua promessa ma con l’aiuto di altri fedeli realizzò una piccola cappella proprio nel punto in cui si trovava l’immagine sacra e nel 1492 ottenne da Papa Alessandro VI la concessione di istituire una Confraternita, che nel 1588, con Papa Sisto V, divenne Arciconfraternita con il raro privilegio di poter chiedere ogni anno, in occasione della Festa titolare che cade ad ottobre, la liberazione di un condannato a morte.
La chiesa vera e propria fu edificata nel 1550 e le spese per la sua realizzazione furono interamente sostenute dalle diverse corporazioni: le Università, ovvero le associazioni fra tutti coloro che esercitavano la medesima attività. Ed ecco che si leggono i nomi dei lavoratori artigiani e commercianti che con le loro donazioni permisero la costruzione della Chiesa: gli Ortolani, i Fruttaroli, i Pollaroli, i Molinari, i Mercanti e Sensali, i Limonari, i Vignaroli, i Vermicellari (che fabbricavano la pasta alimentare), gli Scarpinelli (le calzature di qualità più ordinaria), gli Olitori (ovvero i mercanti d’olio e loro garzoni) e i più importanti e numerosi, i Pizzicaroli, cioè i salumieri. Le varie “Università” fecero a gara per spendere e abbellire la Chiesa e ciò la rende così ricca e sontuosa.
Importante è sottolineare il fatto che la chiesa non è semplicemente un edificio sacro dedicato alla Beata Vergine ma un vero e proprio santuario mariano, ricco di precisi simbolismi racchiusi in tutte le decorazioni che la ornano e che hanno Lei come protagonista assoluta in vari momenti della sua vita

La facciata, eretta nel 1566 da Guidetto Guidetti, fu disegnata da Jacopo Barozzi, detto il Vignola e fu realizzata a spese dell’Università degli Ortolani.
L’interno è a tre navate e si fregia delle opere dei fratelli Zuccari e di Giovanni Baglione ed è meticolosamente corredato di iscrizioni che attestano a quale università si debba un gruppo di dipinti, una decorazione, un portale. . La volta è stracarica di stucchi del ‘700, il cui disegno è attribuito a Valvassori, e presenta un affresco di Calandrucci del 1706 rappresentante l’Assunzione di Maria. Secondo una leggenda, che non ha alcun fondamento storico, gli stucchi sarebbero stati dorati con il primo oro proveniente dalle Americhe. Probabilmente il fatto che la Confraternita sia stata fondata nel 1492 ha fatto nascere questa leggenda.
L’altare maggiore fu disegnato da Giacomo della Porta nel 1598. Sopra l’altare c’è la “Macchina delle Quaranta Ore”, un apparato costituito di 213 candele e costruito da Luigi Clementi nel 1848, utilizzata ancora oggi nella cerimonia del Giovedì Santo.
L’aspetto maestoso della chiesa ha fatto sì che sia stata utilizzata anche come set cinematografico: nel 1945 vi furono girate tutte le scene di interno della chiesa di cui era parroco Aldo Fabrizi (don Pietro); nel 1955 vi si celabrano le nozze del fil “Lo Scapolo” con Alberto Sordi; il sagrato della chiesa appare nell’episodio Presa dalla vita del film I mostri (1963) di Dino Risi.
Fra gli ultimi, in ordine di tempo, si ricorda Il papà di Giovanna (2007) con la regia di Pupi Avati.




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