Ipogeo di Via Livenza

A poche centinaia di metri fuori dalle mura Aureliane, nei pressi di porta Salaria, precisamente a via Livenza, nel 1923 venne alla luce un ambiente sotterraneo allungato con terminazione ad abside, affiancato da altri ambienti che non vennero esplorati. Purtroppo i lavori per l’edificazione del quartiere dovettero andare avanti e gran parte della struttura venne sacrificata, preservandone solo la parte terminale nord. Vi si accede da una stradina privata all’interno di un condominio, passando da una porta metallica che introduce a scale. La parte inferiore della scalinata è di età romana: l’ambiente era infatti ipogeo già in epoca antica. Sfortunatamente le fondazioni in cemento degli edifici degli anni ‘20 non permettono una lettura completa della struttura: è però riconoscibile la parete terminale dell’ambiente, caratterizzata da tre arcate inizialmente rivestite in mosaici di pasta vitrea, molto deteriorati, che inquadrano una profonda vasca che veniva riempita d’acqua da uno sbocco centrale, e che poteva essere svuotata grazie a una cataratta mobile sul lato sinistro. L’accesso alla vasca è delimitato da transenne marmoree fisse.
Sulla parete di fondo si conserva un bell’affresco: a sinistra Diana cacciatrice e un cerbiatto, a destra una ninfa e un altro cerbiatto. Nella nicchia al centro, che in origine doveva forse ospitare una statua, è raffigurata una fontana a cui si abbeverano colombe. Sulla parete sinistra dell’ambiente ci sono resti di un mosaico policromo che raffigurava un uomo che fa scaturire acqua dalla roccia (Mosè? Pietro? Mitra?). Lo stile delle pitture e i bolli sui mattoni, nonchè le epigrafi riutilizzate per le spallette di incasso delle transenne, portano a una datazione nell’ambito del IV secolo d.C, ma la funzione dell’ambiente è incerta: immediatamente si pensò a un luogo di culto di una setta orientale, i Baptai, successivamente si ipotizzò un battistero cristiano.
Recentemente si attribuisce l’ambiente a una ricca residenza privata con vasca/ninfeo decorativa. Il “mistero” dell’ipogeo di via Livenza non è stato svelato e purtroppo tutte le ipotesi restano tali, dato che il resto della struttura e gli ambienti circostanti sono stati irrimediabilmente perduti.

Fotografie scattate da Irene Isopi,Fabio Costa,Massimo Meli,Carlo Grossi,durante le visite guidate di Roma Sparita

Scheda a cura della dott.ssa Lucia Prandi

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