Via Rasella


Descrizione: Via Rasella
Anno: (?)
Fotorgafo: (?)
Fonte: archivio sconosciuto
Aggiunte da Giorgio Pasetto

4 Risposte

  1. Loredana Diana ha detto:

    Livia Machella ‎;)casa mia!!! non più..:(

    Antonello Ciai
    Io sono nato al nr.55, l’ultimo palazzo in fondo a sinistra di 5 piani ed abitavamo al 4 piano….che ricordi !!!

    Paolo Salvi
    pure casa mia!!!!!

    Stella Zucca
    anche la mia… in quanti siamo!

    Massimo Malerba
    Qui andavo a ripetizioni di matematica

    Carlo Grossi
    Purtroppo i 33 morti non erano Tedeschi ma Italiani dell’Alto Adige…delle SS Bozen 23 Marzo del ’44.

    Carlo Grossi
    Il ”botto,, avvenne alle spalle del fotografo, sul posto c’è ancora una avvallamento che viene richiuso regolarmente di asfalto…ma periodicamente si riforma .

    Emmanuele Spera
    Inquietante… una ferita che non vuole rimarginarsi…

    Claudio Santellani
    Una sola cosa è assolutamente certa; se non uccidevano i 33 poliziotti non ci sarebbe neanche stata la rappresaglia delle fosse ardeatine

    Stefano Maiocchetti
    io stavo al 134 e mio nonno al 139 le finestre davano sulla piazzetta e ci sono ancora i buchi dei proiettili dei tedeschi,c’ho passato i migliori anni della MIA vita,quanno ce passo ora sento ancora l’odore de’ROMA MIA

    Daniele Brinati
    Anche questa poteva essere una foto d’archivio come il Vicolo di San Nicola da Tolentino: sembra che Hitler, appreso dell’attentato, avrebbe sulle prime dato ordine di far saltare in aria l’intero isolato da cui esplose l’ordigno…alla fine questo fu risparmiato, non però i 335 morti!

  2. enrico imperiali ha detto:

    L’attacco di via rasella fu un’azione della Resistenza romana condotta il 23 marzo 1944 dai Gruppi di Azione Patriottica (GAP) contro un reparto delle truppe d’occupazione tedesche, l’11^ compagnia del III battaglione del Polizeiregiment “Bozen”, appartenente alla Ordnungpolizei (polizia d’ordinanza).

  3. Giuliana Vidile ha detto:

    Sono vissuta in Via Rasella 155 per molti anni!! Sono stata intervistata dai Tedeschi quando ci fu l’esplosione avvenuta proprio sotto le finestre di dove abitavo !! Mio padre trovandosi solo a casa fu portato davanti al Palazzo Barberini anche se fosse ferito dai vetri delle finestre e sanguinante ma fortunatamente riusci a scappare e con una ambulanza fu trasportato all’ospedale dove lo trovammo parecchi giorni dopo all’avvenimento. .Io a una mia amica ci trovammo alla Farmacia all’angolo di Via Quattro Fontane e Piazza Barberini ma quando cercammo di tornare casa si vide soldati con fucili e mitra e corremmo attraversando la strada e rifugiandosi in una porta di una casa(non mi ricordo il nome della strada ma corre tra Via Rasella e Vi a del Tritone)Trovai li mia madre e mio fratello e altre persone che erano scappate e rifugiate li
    Dissi a mia madre che avevo cercato di chiamare papa ma non rispondendo avevo chiamato il terzo piano a il padrone mi disse che mio padre ero stato portato all’ospedale ma che era in vita.Anche lui fu preso e portato per tutta la notte tenuto prigioniero e rimandato a casa il giorno dopo.
    Quando potemmo tornare a casa trovammo tutto distrutto parte del copro di un bambino era stato coperto da mia madre e pelle ovunque sia all’ingresso che in casa e mancava il denaro e altri oggetti di valore
    ma il mio pensiero riferii a mamma “” povero spazzino che si trovava prorpio li dove era adesso un immenso buco sara certamente morto” Ma quando ufficiali tedeschi mi chiesero se avevo visto niente ..niente dissi dello spazzino che usualmente si riposava li dopo aver pulito la strada ma soltanto che ero uscita per andare alla farmacia per medicina di mio padre e nulla piu.Ma questo ci aveva colpito un po sia io che la mia amica perche di solito gli spazzini erano un po vecchietti e questo ci e’ apparso molto giovane e eravamo dispiaciute che fosse perito in cosi grave incidente…Ma tutto questo fu dimenticato guardando il disastro intorno a noi, ad andare alla ricerca di mio padre che trovammo ferito alla faccia al collo tutto pieno di vetri anche anche quasi 10 anni dopo ancora ne sentiva. Ma la vita riprese almeno per noi, Con la scuola, le amiche e i parenti che ci erano molto vicini..Ma anche quando si lesse di quello che era avvenuto mai piu il nostro pensiero ando al giovane spazzino che eravamo sicure aveva perso la vita!!!.Quando si e’ giovani tutto e’ differente da quando si arriva a una anziana eta’..Spero che questa mia storia non vi abbia annoiati per la lungaggine e forse potra mettermi in contatto con altre persone che si trovavano nelle vicinita di questa strage
    Grazie e spero i essere letta

  4. enrico imperiali ha detto:

    Siamo alla fine del 1943.Già da alcuni mesi Roma è nelle mani delle autorità militari tedesche, ed è un sanguinario teatro di guerra:la città aveva,per posizione geografica,ruolo politico e prestigio un’importanza fondamentale a livello strategico, per i tedeschi come per gli alleati. Da pochi mesi sono iniziati i bombardamenti alleati, e i sentimenti antinazisti serpeggiavano fra i cittadini, affiancati tuttavia anche dalla fedeltà di altri alla preesistente dittatura.

    Lo sbarco degli americani nella spiaggia laziale di Anzio, che avviene a gennaio 1944, aggrava la tensione dell’occupazione militare tedesca: Kappler, ufficiale della Gestapo, si occupa di mantenere l’ordine nella città, accentuando il clima di terrore iniziato già con l’occupazione dopo l’8 settembre, operando frequenti rastrellamenti, incarcerando e torturando i sospettati presso il palazzo di Via Tasso, divenuto carcere (oggi Museo della Liberazione) ed eseguendo decine di fucilazioni.

    E’ in questo contesto drammatico che nella città ha luogo, il 23 marzo 1944, qui a Via Rasella, un attacco contro un reparto delle truppe militari di occupazione. Il gruppo partigiano denominato “Gruppo di azione patriottica” fa scoppiare una bomba al passaggio del reparto in questo punto, attaccando poi successivamente con bombe a mano e pistole i militari tedeschi armati. l’attacco ha un effetto dirompente, complice anche la reazione a catena scatenata dal materiale esplosivo presente nel reparto colpito. Perirono nell’attacco 33 militari. Il mitra del fuoco di copertura e la sparatoria che ne segui’ aggravarono ulteriormente il numero dei caduti, con la morte di due civili.

    La rappresaglia tedesca non si fece attendere: da Hitler fu emanato l’ordine di deportare diecimila persone e di far saltare in aria il centro di Roma: solo dopo lunga trattativa con i comandi tedeschi a Roma -che facevano notare che per fare un’azione simile si sarebbe dovuto sguarnire il fronte di Anzio e Cassino- fu deciso prima di uccidere 50 italiani per ogni nazista ucciso, infine 10.

    E’ stato accertato storicamente che la rappresaglia operata dalle autorità tedesche non segui’ alcuna “regola”, e che in ogni caso anche la “pratica” , per le tempistiche di esecuzione e per la mancata pubblicazione del’attivazione di tale modalità (segreta) e per il numero, è stata giudicata dai tribunali non come un’azione bellica ma come un vero e proprio crimine.
    Mentre l’attacco partigiano è stato qualificato, ce ne fosse bisogno, dalla Corte Suprema di Cassazione, come “legittima azione di guerra”.

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