Piazza Montanara
Descrizione: Piazza Montanara (non più esistente)
Anno: 1909
Fotografo: Alfredo De Giorgio
Fonte: dal libro “Memoria fotografica (1908-1923) Dall’ Album romano di Alfredo De Giorgio” Roma 1985
Aggiunta da Carlo Galeazzi
Approfondimento su Piazza Montanara
E’ la piazza centrale del quartiere distrutto per fare la via del Mare, complementare alla via dell’impero?
Ne valeva la pena? Guardate questi palazzi, non baracche…
Giuseppe Gioacchino Belli
Santaccia de piazza Montanara, I
Santaccia era una dama de Corneto
da toccà ppe rrispetto co li guanti;
e ppiú cche ffussi de castagno o abbeto,
lei sapeva dà rresto a ttutti cuanti.
Pijjava li bburrini ppiú screpanti
a quattr’a cquattro cor un zu’ segreto:
lei stava in piede; e cquelli, uno davanti
fasceva er fatto suo, uno dereto.
Tratanto lei, pe ccontentà er villano,
a ccorno pístola e a ccorno vangelo
ne sbrigava antri dua, uno pe mmano.
E ppe ffà a ttutti poi commido er prezzo,
dava e ssoffietto, e mmanichino, e ppelo
uno pell’antro a un bajocchetto er pezzo.
12 dicembre 1832
Santaccia de piazza Montanara, II
A pproposito duncue de Santaccia
che ddiventava fica da ogni parte,
e coll’arma e ccor’zanto e cco le bbraccia
t’ingabbiava l’uscelli a cquarte a cquarte;
è dda sapé cc’un giorno de gran caccia,
mentre lei stava assercitanno l’arte,
un burrinello co l’invidia in faccia
s’era messo a ggodessela in disparte.
Fra ttanti uscelli in ner vedé un alocco,
Oh, disse lei, e ttu nun pianti maggio?
Bella mia, disse lui, nun ciò er bajocco.
E cquí Ssantaccia: alò, vvièccelo a mmette:
sseéjjete er búscio, e tte lo do in zoffraggio
de cuell’anime sante e bbenedette.
12 dicembre 1832
La piazza Montanara, che più propriamente si dovrebbe chiamare strada, posta ai piedi della rupe Tarpea, fra questa ed il Tevere, è punto abituale di ritrovo per il popolo di Roma e particolarmente per le classi inferiori, e per gli abitanti della campagna, che vengono in città. Tutto vi spira miseria e sudiciume; dalla qualità delle merci esposte sui banchi si capisce che qui i contratti si fanno a spiccioli. Chi sarà difatti che comprerà quei mozziconi di sigaro, che i monelli raccattano per le vie e che si vedono esposti in vendita entro cassette di legno? Li comprerà per la sua pipa o il povero, o l’operaio campagnolo. Non manca neppur qui lo scrivano pubblico seduto al suo tavolo, all’angolo di una casa, con carta, penne e un enorme calamaio, pronto a scrivere con uguale facilità lettere amorose, di ricatto, contratti, ricorsi e suppliche. Il teatro dei burattini ha trovato in quella strada sede adatta: lo frequentano monelli di strada, mendicanti, operai, giornalieri, che hanno diritto di rallegrarsi, di ricrearsi la sera colle favole dell’Ariosto.
da “Passeggiate per l’Italia”, Ferdinand Gregorovius (Neidenburg, 19 gennaio 1821 – Monaco di Baviera, 1 maggio 1891)