Descrizione: Via Appia Antica – Mausoleo di Cecilia Metella e Castrum Caetani Anno: fine ‘800 Fotografo: (?) Fonte: archivio sconosciuto Aggiunta da Giorgio Pasetto
Posto tra il secondo ed il terzo miglio della Via Appia antica, il Mausoleo di Cecilia Metella è il più celebre monumento funerario della zona. Esso è uno dei monumenti romani che più contribuisce a caratterizzarne il suggestivo paesaggio, insieme agli archi dei vicini acquedotti. Una lapide ricorda che il mausoleo – davvero imponente – fu costruito nell’ultimo quarto del I sec a.C. per la nobile romana Cecilia Metella, figlia di Quinto Metello Cretico e moglie di Crasso (forse figlio del triumviro e generale di Cesare in Gallia), membro di una delle più illustri famiglie della città. Nel XIV secolo, la storia della tomba si intreccia con quella del castello Caetani , di cui diventa il torrione principale di difesa. Successivamente, iniziarono le spoliazioni: furono asportate tutte le lastre di rivestimento del grande basamento, le parti decorate più accessibili e l’urna che conteneva le ceneri della defunta, certamente di materiale pregiato; nel 1588 il mausoleo viene salvato dall’ordine di demolizione di Sisto V solo grazie all’intervento del popolo romano in Campidoglio. La tomba ha forma cilindrica, col muro esterno in opera a sacco rivestito in lastroni di travertino, che furono divelti poco dopo l’anno 1000. Sulla parte superiore corre un pregevole fregio in marmo pentelico con bucrani e festoni. Sopra l’iscrizione è ancora conservata la raffigurazione di una Vittoria che scrive su uno scudo. È probabile che il cilindro terminasse con un giro di merli; quelli attualmente visibili sono però medievali. Quanto alla copertura, il monumento doveva conservare ancora nell’XI secolo il tetto a cono, se un atto di tale epoca lo designa come “monumento aguzzo”. All’interno, la camera sepolcrale era rivestita di decorazioni a stucco. Dal Rinascimento ai nostri giorni, il mausoleo è oggetto di particolare attenzione da parte di studiosi, architetti e disegnatori, attratti dalla sua imponenza, dalla sua forma, ma probabilmente e soprattutto dall’impenetrabilità della sua struttura, che essendo unica nel suo genere, sembra quasi celare un mistero.
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Posto tra il secondo ed il terzo miglio della Via Appia antica, il Mausoleo di Cecilia Metella è il più celebre monumento funerario della zona. Esso è uno dei monumenti
romani che più contribuisce a caratterizzarne il suggestivo paesaggio, insieme agli archi dei vicini acquedotti. Una lapide ricorda che il mausoleo – davvero imponente – fu costruito nell’ultimo quarto del I sec a.C. per la nobile romana Cecilia Metella, figlia di Quinto Metello Cretico e moglie di Crasso (forse figlio del triumviro e generale di
Cesare in Gallia), membro di una delle più illustri famiglie della città. Nel XIV secolo, la storia della tomba si intreccia con quella del castello Caetani , di cui diventa il torrione principale di difesa. Successivamente, iniziarono le spoliazioni: furono asportate tutte le lastre di rivestimento del grande basamento, le parti decorate più accessibili e l’urna che conteneva le ceneri della defunta, certamente di materiale pregiato; nel 1588 il mausoleo viene salvato dall’ordine di demolizione di Sisto V solo grazie all’intervento del popolo romano in Campidoglio.
La tomba ha forma cilindrica, col muro esterno in opera a sacco rivestito in lastroni di travertino, che furono divelti poco dopo l’anno 1000. Sulla parte superiore corre un pregevole fregio in marmo pentelico con bucrani e festoni. Sopra l’iscrizione è ancora conservata la raffigurazione di una Vittoria che scrive su uno scudo. È probabile
che il cilindro terminasse con un giro di merli; quelli attualmente visibili sono però medievali. Quanto alla copertura, il monumento doveva conservare ancora nell’XI secolo il tetto a cono, se un atto di tale epoca lo designa come “monumento aguzzo”. All’interno, la camera sepolcrale era rivestita di decorazioni a stucco.
Dal Rinascimento ai nostri giorni, il mausoleo è oggetto di particolare attenzione da parte di studiosi, architetti e disegnatori, attratti dalla sua imponenza, dalla sua forma, ma probabilmente e soprattutto dall’impenetrabilità della sua struttura, che essendo unica nel suo genere, sembra quasi celare un mistero.