Descrizione: L’ultimo isolato della Spina di Borgo e’ raso al suolo. (Palazzo dei Convertendi, architetto Raffaello-Bramante e Palazzo Rusticucci del 1585, arch.D.Fontana). Foto ricordo degli operai. Anno: 1938 ca Fonte: Italo Insolera: Roma tra le due guerre Aggiunta da Roma Sparita
.. a quel tempo non c’era disoccupazione se serviva tutta ‘sta gente pe’ butta’ giu 10 palazzi.. mo’ co’ ‘na ruspa se risolve.. pero’ tutti a casa a grattasse.. !
Contesto, signori, contesto. In quel particolare periodo storico tutto ciò che si voleva era innovazione. Di certo dopo secoli di casupole e vicoletti Via della Conciliazione era un’opera strabiliante. Del resto la Meta Sudans di fronte al colosseo era semplicemente un rudere d’intralcio e qualche bel decennio prima quel mostro di botticino che è il Vittoriano era di gran lunga più pregevole di tutte le caratteristiche costruzioni preesistenti.
Appunto, innovazione, quella che hanno avuto tutte le metropoli del mondo in tutti i tempi. Non era solo una moda o una tara mentale dell’Italia di inizio ‘900. Anzi, a giudicare dalla quantità abnorme e unica al mondo di edifici e reperti antichi ammirabile oggi a Roma direi che è stato fatto un buon lavoro. Quello che è stato fatto è il normale passaggio, doloroso ma SACROSANTO, da paesone rurale a capitale d’Italia. Se c’è qualcosa di tipico di questo periodo, invece, è il piagnisteo continuo verso cose che il 99,9% della gente che scrive qui dentro non ha mai visto dal vivo. Sembra che il problema di Roma sia la spina di Borgo, i muraglioni del Tevere, via dei Fori, mentre quei pregevoli quartieri dormitorio abusivi costruiti tutt’attorno al centro dagli anni 50 in poi evidentemente vanno bene a tutti. Da Valle Aurelia la visione del cupolone è impallata da orrendi condomini di 8 piani in pieno stile sovietico, ma sembra che sia la via della Conciliazione a deturpare il paesaggio.
Non vedo, sinceramente, in cosa consista l’innovazione nella costruzione di via della Conciliazione, nello squartamento del Campidoglio per fare il Vittoriano, nella distruzione del quartiere Alessandrino per aprire via dell’Impero, e così via. Innovazione dovrebbe significare prima di tutto rispetto, e finora Roma ne ha ricevuto ben poco. E ironicamente se guardate i fantasiosi progetti (mai realizzati) dei vari Piacentini per la “sistemazione” del centro, vi rendete conto di come alla fine le cose potevano andare molto peggio. Non solo per quanto riguarda il centro, ma la devastazione dell’agro romano per fare mastodontici quartieri senza senso urbanistico alcuno, è un ulteriore esempio di come la città, da tempi immemorabili, sia vittima di speculazioni continue e di piani regolatori farsa. Altro che modernitá.
per la Spina di borgo, michelangelo e il bernini avevano progettato san pietro proprio per accentuare il contrasto tra il quartiere e i suoi vicoletti e la maestosità della basilica…per altri scempi non sto qui a dire..questo lo diceva anche il grande critico d’arte romano Zeri
Ma nemmeno ora sono mostri, andiamo su. Tutto è soggettivo, ma le vere mostruosità sono state fatte dagli anni ’50 in avanti, e, sono costretto a ripetermi, queste non danno fastidio a NESSUNO qui dentro. Forse perché appagano il senso estetico filosovietico di chi trova più impellente combattere i muraglioni del Tevere, le vie della Conciliazione, le macchine da scrivere, i mulini a vento, senza aver mai vissuto a quei tempi. Come se gli avessero demolito casa l’altroieri. Mi pare un rancore degno di miglior causa, che travalica il mero giudizio estetico.
Albertus, pensa che al mio bisnonno abbatterono un’intera palazzina a Via Alessandrina (ho ancora dei documenti relativi all’accaduto) per fare posto agli scavi dei fori imperiali, nonostante tutto la reputo un’opera di grande valore. Hai pienamente ragione, ci sono stati tre decenni vergognosi, dai ’50 ai ’70 dove ci fu lo sventramento dell’agro romano per far spazio alle pance dei palazzinari.
Non capisco perché contestate i palazzinari di fuori porta ma salvate quelli del centro storico. La speculazione è tale ovunque, non vedo grande differenza fra i “modernizzatori” che, per esempio, hanno pappato alla fine dell’800 sulla sfacciata e discutibilissima urbanizzazione e lottizzazione di Flaminia, Nomentana e Prati di Castello, e quelli che lucrano dagli anni 50 sulle periferie. Forse perché le prime sono oggi zone chic e guai a chi le tocca? La verità è che lo sviluppo “moderno” dentro le mura ha impattato sulla natura di Roma al pari di quello fuori porta. Non si tratta nè di rancore nè di nostalgia ma di semplice buon senso nel valutare la storia e il destino di una città.
Il problema è, caro JJ Botticelli, che, piani regolatori alla mano, fino a prima della Seconda Guerra Mondiale qualsiasi intervento sulla città, bello o brutto, buono o cattivo, giusto o sbagliato, discutibile o sacrosanto, ha tenuto conto della salvaguardia del centro storico. Lo stesso E42, lo sanno anche i sassi, aveva lo scopo di indirizzare lo sviluppo urbanistico e demografico fuori dal centro, verso il mare, lasciando il centro intatto nella sua unicità, fatti salvi gli inevitabili interventi per favorire il passaggio dai carretti di buoi alle autovetture. Dopo cos’è successo? Che l’Eur è rimasto un satellite in mezzo a caseggiati e lottizzazioni senza capo né coda, ed è ripreso il consumo forsennato del territorio dentro e subito fuori dal centro, coi risultati ben visibili e tanto apprezzati oggi da gente che nemmeno lontanamente sa cosa fosse la Roma dei nostri genitori e nonni. Grazie al cielo ad oggi ci sono ancora chilometri e chilometri di vicoli ammirabili a Roma, ma non si può strapparsi i capelli a 100 anni di distanza per quattro palazzi sventrati. Anche il quartiere Alessandrino fu costruito sacrificando edifici preesistenti e più antichi. Che vogliamo fare, tornare alla fondazione di Roma?
Caro Albertus Magnus, non a caso ho già scritto in un precedente commento che viste le intenzioni, poteva andare molto peggio. E non è andata peggio solo perché, per fortuna, puntualmente mancavano i fondi per attuare progetti sregolati. Roma poteva subire la stessa sorte di altre capitali come Parigi, seguendo il percorso già avviato da tempo in altre città italiane come Torino. Ciò nonostante, se tu mi parli di “quattro” palazzi sventrati, vuol dire che purtroppo non siamo sulla stessa lunghezza d’onda. I piani regolatori, a partire da quello del 1873, hanno avuto come obiettivo principale quello di fare di una cittadina rurale e ferma nel tempo una capitale europea, abbracciando di volta in volta le varie retoriche dei regimi che l’hanno governata. Il problema di fondo è proprio questo: Roma non era in grado di diventare capitale, se non pagando un prezzo altissimo, altro che quattro palazzi sventrati, pensa solo al danno fatto alla città nel privarla del rapporto col fiume, e poi la devastazione dell’agro, per non parlare di incalcolabili interventi discutibilissimi, che nella stampa dell’epoca venivano salutati come doverose “sistemazioni” di edifici fatiscenti. Basta prendere la pianta del Nolli o il catasto Gregoriano. Figurati se mi strappo i capelli a 100 anni di distanza, ma questa è una pagina che parla di Roma, non solo della Roma che vedevano i nostri nonni e bisnonni, ma anche della Roma che vediamo oggi, quindi è d’obbligo chiedersi cosa sia cambiato. È Storia.
Ci sei mai stato a Borgo? Guardalo bene e poi ti renderai conto che distruggere la Spina per fare quella merdata in onore di patti infami è stato un insulto alla città.-
riporto quello che dissero gli architetti dell’epoca: i vicoli della ”spina di borgo” era bui ma era di una incomparabile bellezza uscirne verso la solarità di san pietro e viceversa uscire verso il lungotevere…
Infatti Bernini, quando realizzò il colonnato per cingere la piazza, lo fece in modo da creare una sorte di effetto sorpresa in pieno stile barocco. A prescindere da quale vicolo si arrivasse lo spettacolo era garantito proprio dal passare da una via stretta e buia ad una piazza immensa e gloriosa come quella di San Pietro. Con quei lavori hanno rovinato totalmente quella sorta di effetto scrigno che i borghi di Roma creavano naturalmente.
Quanta parte idi Roma che potremo vedere solo attraverso dipinti e fotografie… se ce ne sono! Un grande peccato! Speriamo che queste foto aiutino a insegnare qualcosa !
La differenza tra le OPERE di quel periodo, per quanto discutibili in diversi casi, e la pura e semplice speculazione edilizia che prese corpo dagli anni ’50 in poi risiede in una semplice constatazione: via della Conciliazione, così come altri interventi, aveva un fine architettonico, c’era un progetto generale, una visione: si voleva creare una capitale moderna, rendere Roma solenne, sicuramente adottando un’impostazione retorica, addirittura trionfalistica. Ma, ripeto, alla base vi era un progetto che aveva un fine pubblico, si realizzavano lavori che avrebbero reso Roma, nella mente di ideatori politici, progettisti, esecutori e realizzatori di quel periodo, una città ed una capitale che assumesse il ruolo simbolico di grande e moderna città, pur sempre nel contesto storico unico al mondo.
Ciò che è invece avvenuto dagli anni ’50 in poi è stata in grandissima parte pura e semplice speculazione edilizia: orrendi, informi palazzacci voluti da amministratori e progettisti rozzi, ignoranti, il cui unico obiettivo era l’arricchimento personale a discapito della cosa pubblica.
Il tuo contributo ci permetterà di investire nello sviluppo di questa iniziativa ed in questo modo il nostro progetto potrà essere migliore anche grazie a te.
Foto 28-10-1937
Grazie Roberto sei sempre preziosissimo
Tutti alla Garbatella?
.. a quel tempo non c’era disoccupazione se serviva tutta ‘sta gente pe’ butta’ giu 10 palazzi.. mo’ co’ ‘na ruspa se risolve.. pero’ tutti a casa a grattasse.. !
E cosi nacque Primavalle…
Primavalle nasce con le gente deportata da spina di borgo.
San Basilio, Trullo… deportati lontani da Roma
Avete detto GIUSTO !!!!
Deportazione vera e propria… borgate ghetti e baracche e grande speculazione edilizia che inizio in quegli anni
Era mejo prima
Uno scempio
È stata una bella cavolata
Che cazzo si esultano??
Per fare Via della Conciliazione, poi…
Bella robba…stavano distruggendo roma e si facevano pure le foto..gentaglia..per fortuna che non hanno spianato anche San Pietro
Contesto, signori, contesto. In quel particolare periodo storico tutto ciò che si voleva era innovazione. Di certo dopo secoli di casupole e vicoletti Via della Conciliazione era un’opera strabiliante. Del resto la Meta Sudans di fronte al colosseo era semplicemente un rudere d’intralcio e qualche bel decennio prima quel mostro di botticino che è il Vittoriano era di gran lunga più pregevole di tutte le caratteristiche costruzioni preesistenti.
Finalmente!
Pensavo di essere da solo!
Appunto, innovazione, quella che hanno avuto tutte le metropoli del mondo in tutti i tempi. Non era solo una moda o una tara mentale dell’Italia di inizio ‘900.
Anzi, a giudicare dalla quantità abnorme e unica al mondo di edifici e reperti antichi ammirabile oggi a Roma direi che è stato fatto un buon lavoro.
Quello che è stato fatto è il normale passaggio, doloroso ma SACROSANTO, da paesone rurale a capitale d’Italia.
Se c’è qualcosa di tipico di questo periodo, invece, è il piagnisteo continuo verso cose che il 99,9% della gente che scrive qui dentro non ha mai visto dal vivo.
Sembra che il problema di Roma sia la spina di Borgo, i muraglioni del Tevere, via dei Fori, mentre quei pregevoli quartieri dormitorio abusivi costruiti tutt’attorno al centro dagli anni 50 in poi evidentemente vanno bene a tutti.
Da Valle Aurelia la visione del cupolone è impallata da orrendi condomini di 8 piani in pieno stile sovietico, ma sembra che sia la via della Conciliazione a deturpare il paesaggio.
Non vedo, sinceramente, in cosa consista l’innovazione nella costruzione di via della Conciliazione, nello squartamento del Campidoglio per fare il Vittoriano, nella distruzione del quartiere Alessandrino per aprire via dell’Impero, e così via. Innovazione dovrebbe significare prima di tutto rispetto, e finora Roma ne ha ricevuto ben poco. E ironicamente se guardate i fantasiosi progetti (mai realizzati) dei vari Piacentini per la “sistemazione” del centro, vi rendete conto di come alla fine le cose potevano andare molto peggio. Non solo per quanto riguarda il centro, ma la devastazione dell’agro romano per fare mastodontici quartieri senza senso urbanistico alcuno, è un ulteriore esempio di come la città, da tempi immemorabili, sia vittima di speculazioni continue e di piani regolatori farsa. Altro che modernitá.
per la Spina di borgo, michelangelo e il bernini avevano progettato san pietro proprio per accentuare il contrasto tra il quartiere e i suoi vicoletti e la maestosità della basilica…per altri scempi non sto qui a dire..questo lo diceva anche il grande critico d’arte romano Zeri
JJ e Italo, ripeto, ora sono mostri, all’epoca erano innovazioni.
Ma nemmeno ora sono mostri, andiamo su. Tutto è soggettivo, ma le vere mostruosità sono state fatte dagli anni ’50 in avanti, e, sono costretto a ripetermi, queste non danno fastidio a NESSUNO qui dentro.
Forse perché appagano il senso estetico filosovietico di chi trova più impellente combattere i muraglioni del Tevere, le vie della Conciliazione, le macchine da scrivere, i mulini a vento, senza aver mai vissuto a quei tempi. Come se gli avessero demolito casa l’altroieri.
Mi pare un rancore degno di miglior causa, che travalica il mero giudizio estetico.
Albertus, pensa che al mio bisnonno abbatterono un’intera palazzina a Via Alessandrina (ho ancora dei documenti relativi all’accaduto) per fare posto agli scavi dei fori imperiali, nonostante tutto la reputo un’opera di grande valore. Hai pienamente ragione, ci sono stati tre decenni vergognosi, dai ’50 ai ’70 dove ci fu lo sventramento dell’agro romano per far spazio alle pance dei palazzinari.
Non capisco perché contestate i palazzinari di fuori porta ma salvate quelli del centro storico. La speculazione è tale ovunque, non vedo grande differenza fra i “modernizzatori” che, per esempio, hanno pappato alla fine dell’800 sulla sfacciata e discutibilissima urbanizzazione e lottizzazione di Flaminia, Nomentana e Prati di Castello, e quelli che lucrano dagli anni 50 sulle periferie. Forse perché le prime sono oggi zone chic e guai a chi le tocca? La verità è che lo sviluppo “moderno” dentro le mura ha impattato sulla natura di Roma al pari di quello fuori porta. Non si tratta nè di rancore nè di nostalgia ma di semplice buon senso nel valutare la storia e il destino di una città.
Il problema è, caro JJ Botticelli, che, piani regolatori alla mano, fino a prima della Seconda Guerra Mondiale qualsiasi intervento sulla città, bello o brutto, buono o cattivo, giusto o sbagliato, discutibile o sacrosanto, ha tenuto conto della salvaguardia del centro storico.
Lo stesso E42, lo sanno anche i sassi, aveva lo scopo di indirizzare lo sviluppo urbanistico e demografico fuori dal centro, verso il mare, lasciando il centro intatto nella sua unicità, fatti salvi gli inevitabili interventi per favorire il passaggio dai carretti di buoi alle autovetture.
Dopo cos’è successo? Che l’Eur è rimasto un satellite in mezzo a caseggiati e lottizzazioni senza capo né coda, ed è ripreso il consumo forsennato del territorio dentro e subito fuori dal centro, coi risultati ben visibili e tanto apprezzati oggi da gente che nemmeno lontanamente sa cosa fosse la Roma dei nostri genitori e nonni.
Grazie al cielo ad oggi ci sono ancora chilometri e chilometri di vicoli ammirabili a Roma, ma non si può strapparsi i capelli a 100 anni di distanza per quattro palazzi sventrati.
Anche il quartiere Alessandrino fu costruito sacrificando edifici preesistenti e più antichi.
Che vogliamo fare, tornare alla fondazione di Roma?
Caro Albertus Magnus, non a caso ho già scritto in un precedente commento che viste le intenzioni, poteva andare molto peggio. E non è andata peggio solo perché, per fortuna, puntualmente mancavano i fondi per attuare progetti sregolati. Roma poteva subire la stessa sorte di altre capitali come Parigi, seguendo il percorso già avviato da tempo in altre città italiane come Torino. Ciò nonostante, se tu mi parli di “quattro” palazzi sventrati, vuol dire che purtroppo non siamo sulla stessa lunghezza d’onda. I piani regolatori, a partire da quello del 1873, hanno avuto come obiettivo principale quello di fare di una cittadina rurale e ferma nel tempo una capitale europea, abbracciando di volta in volta le varie retoriche dei regimi che l’hanno governata. Il problema di fondo è proprio questo: Roma non era in grado di diventare capitale, se non pagando un prezzo altissimo, altro che quattro palazzi sventrati, pensa solo al danno fatto alla città nel privarla del rapporto col fiume, e poi la devastazione dell’agro, per non parlare di incalcolabili interventi discutibilissimi, che nella stampa dell’epoca venivano salutati come doverose “sistemazioni” di edifici fatiscenti. Basta prendere la pianta del Nolli o il catasto Gregoriano. Figurati se mi strappo i capelli a 100 anni di distanza, ma questa è una pagina che parla di Roma, non solo della Roma che vedevano i nostri nonni e bisnonni, ma anche della Roma che vediamo oggi, quindi è d’obbligo chiedersi cosa sia cambiato. È Storia.
Che avranno avuto di bello i vicoletti? Via della Conciliazione grandiosa
Lugubre. Sembra una strada della Varsavia post bellica
Ci sei mai stato a Borgo? Guardalo bene e poi ti renderai conto che distruggere la Spina per fare quella merdata in onore di patti infami è stato un insulto alla città.-
Si si.. proprio brutta via della Conciliazione…….
Che peccato.
riporto quello che dissero gli architetti dell’epoca: i vicoli della ”spina di borgo” era bui ma era di una incomparabile bellezza uscirne verso la solarità di san pietro e viceversa uscire verso il lungotevere…
Infatti Bernini, quando realizzò il colonnato per cingere la piazza, lo fece in modo da creare una sorte di effetto sorpresa in pieno stile barocco. A prescindere da quale vicolo si arrivasse lo spettacolo era garantito proprio dal passare da una via stretta e buia ad una piazza immensa e gloriosa come quella di San Pietro.
Con quei lavori hanno rovinato totalmente quella sorta di effetto scrigno che i borghi di Roma creavano naturalmente.
Roma sparita ma anche tanto ferita!
Raffaello, Bramante, Fontana… che grande disprezzo della nostra storia con queste distruzioni!
Quanta parte idi Roma che potremo vedere solo attraverso dipinti e fotografie… se ce ne sono! Un grande peccato! Speriamo che queste foto aiutino a insegnare qualcosa !
Sì facevano le grandi opere,e nessuno rompeva i c……ni
Si e rubavano senza nessun controllo e senza il pool mani pulite
Un altro dei delitti del fascismo.
Se è possibile le foto di Roma metterle a colori grazie
Se voi tutti ragionate così,allora ancora oggi stavate nelle capanne sul Palatino!!
90 minuti di applausi.
La differenza tra le OPERE di quel periodo, per quanto discutibili in diversi casi, e la pura e semplice speculazione edilizia che prese corpo dagli anni ’50 in poi risiede in una semplice constatazione: via della Conciliazione, così come altri interventi, aveva un fine architettonico, c’era un progetto generale, una visione: si voleva creare una capitale moderna, rendere Roma solenne, sicuramente adottando un’impostazione retorica, addirittura trionfalistica. Ma, ripeto, alla base vi era un progetto che aveva un fine pubblico, si realizzavano lavori che avrebbero reso Roma, nella mente di ideatori politici, progettisti, esecutori e realizzatori di quel periodo, una città ed una capitale che assumesse il ruolo simbolico di grande e moderna città, pur sempre nel contesto storico unico al mondo.
Ciò che è invece avvenuto dagli anni ’50 in poi è stata in grandissima parte pura e semplice speculazione edilizia: orrendi, informi palazzacci voluti da amministratori e progettisti rozzi, ignoranti, il cui unico obiettivo era l’arricchimento personale a discapito della cosa pubblica.
Una grande differenza direi.
Abissale.