San Giovanni Bosco
Descrizione: Traslazione della salma di Don Bosco dall’Istituto Salesiano nella Chiesa di San Giovanni Bosco al Tuscolano. Benedizione impartita dal Cardinale Aloisi Masella. Affollamento di fedeli in prossimità dell’Istituto Salesiano
Anno 1959
Fotografo: (?)
Fonte: Archivio Storico Istituto Luce
Aggiunta da Maurizio Fiorini
Abito a 150 metri da questa piazza. La foto non rende l’idea dell’insieme della piazza. Il palazzo che si vede a destra si ripete anche a sinistra racchiudendo l’intera piazza.
E’ un obbrobrio architettonico. Mi opprime ogni volta che lo vedo, e lo vedo tutti i giorni. E tutti i giorni mi chiedo perchè non abbiano fucilato alla schiena l’architetto che ha immaginato questi palazzi.
Il Buon Principe Torlonia regalò alla chiesa quella porzione di terreno. Costruita la chiesa immaginate il balzo del valore del terreno agricolo di tutto il quartiere Don Bosco?
Ero bambino , sei anni, e vagavo su quel terreno quando ancora il terreno era picchettato e la chiesa ancora non era costruita. Ricordo che raccolsi tavole per fare il fuoco alla nostra stufa economica. Mia madre mi lodò per il pensiero di portare a casa un pò di legna utile. All’epoca abitavo all’acquedotto felice all’altezza dell’attuale chiesa di san Policarpo. Allora era una “comunità” di immigrati abruzzesi. Mio padre li conosceva quasi tutti. Erano della zona della Marsica. Case addossate all’acquedotto senza energia elettrica e senza acqua. L’acqua potabile ci veniva da un tubo che scendeva dall’acquedotto. Sotto quella fontano si lavavano i panni con liti infinite delle donne in fila.
Ricordo molto altro ma sono stato invitato a scivere un commento e non un libro.
Franco dai notizie molto interessanti. Anche io abitavo nel quartiere da prima che ci fosse la chiesa ma i tuoi ricordi risalgono a molto prima e dovresti portarli a conoscenza di tutti. Potresti farlo scrivendo su Facebook, cercando il gruppo “Quartiere Don Bosco anni 50-60” dove siamo già parecchi, fra abitanti ed ex-abitanti di Cinecittà, a scambiarci ricordi. Se vuoi ci arrivi direttamente cliccando il link qui sotto. A presto!
Non è che ci si debba vantare di aver quasi distrutto un acquedotto romano di elevata importanza storica e culturale. Mi rendo conto della fame e della povertà, ma quelle case, di edilizia popolare, hanno dato alloggi decenti agli sfollati. Acqua corrente, energia elettrica, riscaldamento. Che potevano essere più belle, siamo d’accordo, ma ricordiamoci che sono state costruite nella prima metà degli anni ’50. E lo dico io, che da piazza San Giovanni Bosco sono voluta andare via.
Chiedo a franco Cosmi se abitava in case che esistono ancora , visto che la zona intorno alla chiesa di S. Policarpo è abbastanza recente.
Mario, le case che cita Franco erano quelle addossate all’Acquedotto Felice, in genere costruite in una notte, demolite verso la fine degli anni ’70. Nulla a che vedere con i palazzi del quartiere Appio Claudio quindi, ben più recenti…
Relativamente abbastanza recente ovviamente
Ma vi rendete conto che le case sullo sfondo sono quelle dell’Enasarco su quella che diventerà piazza dei Consoli e che Armellini non aveva ancora ” carcerato ” lo storico Aeroporto di Centocele?