L’antica spezieria di S. Maria della Scala

Nel 1592 una levatrice, mamma di una bambina muta, si fermò a pregare davanti a un’immagine sacra dipinta su un sottoscala di una povera casa di Trastevere, e miracolosamente sua figlia iniziò a parlare. In ricordo di quel miracolo il papa fece staccare l’immagine della Madonna, abbattere la casa ed erigere al suo posto una chiesa, che prese il nome di s. Maria della Scala, in cui il dipinto venne venerato ed è ancora presente. Il luogo fu affidato ai Carmelitani Scalzi, che presero a coltivare erbe officinali nel vicino giardino (attuale orto Botanico) e divennero abili speziali, tanto che la fama della Spezieria della Scala si sparse fino al papa, e gli archiatri pontifici nell’800 si rifornivano qui.
Salire al primo piano del convento dei Carmelitani permette di varcare letteralmente la soglia del tempo, ed entrare nella sala di vendite della Spezieria, che ha continuato a funzionare come farmacia aperta al pubblico fino al 1954, con gli stessi arredi del ‘700.
Successivamente i farmacisti dei Carmelitani si trasferirono al piano terra con un negozio più moderno, che nel 1978 fu poi venduto a farmacisti esterni ed è ancora funzionante.
L’Antica Spezieria della Scala conserva intatto il suo aspetto settecentesco con le centinaia di vasi, alambicchi, albarelli, bilance, pilloliere, contenitori per decine di medicinali realizzati a mano dai frati carmelitani, alcuni testi, un prezioso erbario scritto da padre Basilio della Concezione, armadi e contenitori in legno di sandalo per le erbe “semplici”.
Si scoprono al suo interno alcune delle “specialità” prodotte, come l’acqua di Melissa, chiamata anche antisterica, l’acqua antipestilenziale contro la peste bubbonica e la famosa Triaca o Teriaca, prodotta con oltre settanta ingredienti diversi e la cui ricetta risale al I secolo a.C, tramandata di generazione in generazione, copiata dagli amanuensi nei conventi e venduta a peso d’oro.
Oltre alla sala delle vendite si può visitare il laboratorio galenico, lo studiolo del farmacista e il magazzino che conserva macchinari medici di ogni genere, fino a una cella che ospita un complicato marchingegno (la “pilloliera”) per produrre le compresse.
Un luogo come ne sono rimasti pochi in Italia.

Fotografie scattate durante le visite guidate di Roma Sparita da Carlo Grossi, Davide Lucia, Irene Isopi, Massimo Meli, Greeny Sonlu, Nuccia Conforti

Testo a cura della dott.ssa Lucia Prandi

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