Teatro di Marcello


Descrizione: Botteghe nei fornici del Teatro di Marcello
Ano: fine 800
Fotografo: Ettore Roesler Franz
Fonte: archivio sconosciuto
Aggiunta da Roma Sparita

Una risposta

  1. Loredana Diana ha detto:

    Giuseppe Anticoli 
    le immagini del VECCHIO GHETTO sono veramente fantastiche è una realtà che rinasce e un mondo di cultura che appartiene alla nostra cittè. grazie

    Roberto Magrini 
    E’ vero caro Giuseppe senza contare che gli Ebrei di Roma sono sicuramente gli ultimi veri romani depositari di una cultura millenaria della nostra amata città essendo la maggior parte di noi(me compreso)solo romani “bastardi”.Ho un caro ricordo delle mie passeggiate nel Ghetto dove ho avuto la fortuna di assaggiare i Vostri stupendi dolci in quella minuscola pasticceria dietro la Sinagoga dove ebbi anche la fortuna,prima della Pessah del 94,di incontrare un reduce dai campi che mostrò a me e a mia figlia quell’ignobile tatuaggio sul braccio.E’ un ricordo che abbiamo ancora vivissimo e che ha contribuito non poco a formare lo spirito democratico di quella che allora era una bambina ed oggi una giovane donna.Grazie a te Giuseppe ed alla tua Gente

    Pino De Rosis 
    Se Roberto lo permette,faccio mie le sue parole dirette a Giuseppe.Ma non sentiamoci “bastardi”per carità!

    Carlo Grossi ‎
    @Roberto-Eccomi, mi presento…un vero Romano.Ma Roma è sempre stata crocevia di popoli, per storia e religione, per questo è una Città ricca e lo sarà sempre…La tolleranza romana si allena da millenni, nessuno la potrà cambiare, neanche in tempi grami come i nostri.

    Jacqueline Spizzichino Manor 
    …..foto di luoghi come il GHETTO di Roma ed il PORTICOD’ OTTAVIA , le cui pietre trasudano di storia ,tradizioni e cultura di
    una Comunita’ ,quella Ebraica , carica di vera millenaria romanita’, ma anche di sofferenze dimenticate ,o per niente conosciute…..come i 400 anni di chiusura nel ghetto , e le deportazioni ,senza ritorno ,di poche
    decine di anni fa ……

    Pacifica Di Segni 
    mi ricordo che giocavo in mezzo a quei ruderi, non mi piace la parola .(colonne rotte) le chiamavo seppellivo le rondini morte e facevamo i pranzettini con le poche cose che compravamo da zia Celestina in piazza e le ciliege nel banco in piazza. Troppo forte

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