Acquedotto Felice

Descrizione: Baracche lungo l’Acquedotto Felice, nei pressi di via del Quadraro
Anno: 1957
Fotografo: United Press
Fonte:Tratta da ebay archivio sconosciuto
Aggiunta da Carlo Galeazzi
Etichette: acquedotto felice
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come me le ricordo!!!
come tornare al passato
Be anche i bambini sembrano felici
La vita era più bella
Io abitavo all’INA casa passavo tutti i giorni con il tram per andare a scuola….
La vita era infame in quelle baracche (che sono durate fino a poco più di 30 anni fa). Un vero incubo, altroché si stava meglio… Per fortuna questo schifo non esiste più e ora l’acquedotto è pulito. D’altro canto, baracche ancora peggiori di queste sono sorte sparpagliate quasi ovunque, prima ci stavano gli italiani, adesso gli stranieri, ma sempre di disperati parliamo.
Nelle baracche ci vivevano anche le prostitute. Stessa situazione a via del mandrione, anche peggio. Mi ricordo ancora, ci passavo con mio padre in macchina. Era uno dei luoghi dove pasolini andava a cercare carne fresca.
C’era la “Scuola 765” di Don Sardelli, se non ricordo male…
C’era la “Scuola 765” di Don Sardelli, se non ricordo male…
Alle spalle della chiesa di San Policarpo.
Si, francamente rimpiangere quei tempi e dire che i bambini fossero felici nelle baracche mi pare un po’una forzatura.
“Diario di un maestro” e anche i romanzi di Pasolini hanno rivelato la complessità e la durezza della situazione.
Per non parlare poi del grottesco (e magari esagerato, ma non troppo) “Brutti, sporchi e cattivi”.
Pasolini magari vedeva nei borgatari la “nuova” civilltà contadina, semplice, sincera, solidale, pura, ma era un’idealizzazione.
Era una realtà di fame, malattie (pensiamo al lavoro durissimo di medici e donne attiviste che distribuivano chinino, antibiotici, anticoncezionali), abbrutimento, violenza.
Certo, c’erano anche aspetti romantici, forse poteva esserci solidarietà tra gli abitanti, le baraccopoli potevano essere come i piccoli paesi del sud o dell’Abruzzo dai quali gran parte degli abitanti provenivano (insieme agli immigrati dalle campagne laziali e ai vecchi abitanti del centro storico, espulsi da Mussolini e dalla speculazione) e alcuni vecchi abitanti hanno qualche ricordo bello di quella vita.
Ma questo è solo un dettaglio.
Acqua potabile, servizi igienici, strade asfaltate, tetti dai quali non piovesse, stanze dove non si aggirassero topi, erano il sogno di tutti gli abitanti. E mi sembra il minimo.
Oggi nelle condizioni dei baraccati degli anni Cinquanta-Settanta ci sono gli immigrati.
Dovremmo pensarci su…
Mussolini non ha espulso nessuno. Questo argomento delle ” demolizioni e sfondamenti edilizi a Roma riguarda la trasformazione urbanistica della città che inizio’ addirittura nel 1550 con l’ apertura della prima via ampia e dritta °: via Giulia. Insomma per oltre 300 anni si è lavorato per costruire una nuova ” grande Roma ” in quanto, questa città, dopo la caduta dell’ Impero romano, si ” dimagri ” fino a diventare meno di un pese o di campagna : le costruzioni, levati alcuni edifici dell’ alto clero o della nobiltà, erano ruderi romani ” riadattati ” senza nessuno schema urbanistico e formando un labirinto di vicoli spesso larghi meno di tre metri. Se prendete una pianta di Roma ( o visitandola vicolo per vicolo ) troverete delle aree con viuzze contorte e strette incorniciate da zone di palazzi che rinnovano la struttura delle vie : ampie. diritte e perpendicolari.
Sara Pizzoli
praticamente dietro casa… ;)
queste ci sono ancora… tra le popche cose che non sono sparite..anzi ..aumentate!!!!
Quella costruzione che si vede nel fondo è uno dei “grattacieli” costruiti dall’INA Casa
A Cecafumo …di fronte, quasi, al mercato coperto di Viale SPARTACO, e vicino anche alla ASL RM B