Segnalo che gli ignorantissimi giornalisti del Tg1 confondono ancora Acilia con Aprilia, un paio di giorni fa in seguito ad un fatto di cronaca si poteva leggere sul Tg1 la seguente sovraimpressione : Acilia (LT), capito ? In provincia di Latina l’hanno messa ! Il giorno dopo hanno corretto ed hanno messo : “Acilia (RM)” come fosse un paese in provincia di Roma…senza parole…
Per le casette di Acilia fu eseguito il progetto che prevedeva l’uso preponderante di un materiale di costruzione assai economico, il “Populit”, un materiale costituito da paglia di legno pressata e compattata con una velatura di cemento, ideato durante la precedente Autarchia dall’ingegnere svizzero Dario Pater, amico personale di Mussolini. Le “Casette Pater”, che ne vennero fuori erano casette bifamiliari su un unico piano, realizzate con pannelli rettangolari di “Populit”, la paglia di legno pressata e cementata, formanti i muri perimetrali; il solaio costruito con intravature complesse sostenenti un tetto di tegole a spiovente, tutte uguali e tutte dotate di oltre 1.000 mq di terreno di pertinenza, per lo più usato ad orto/giardino. Erano prive in origine, di portico, terrazzi, box, soffitte e cantine (non hanno nemmeno le fondamenta). Furono inaugurate da Mussolini nell’aprile 1940.
Per anni molti abitanti di Acilia alla scoperta delle economiche pareti di paglia stuccata (se si batteva con piccolo colpo un chiodo su di una parete questi spariva nel muro) credettero ad una truffa che il “Duce” non sapeva perché “a lui avevano fatto vedere quelle costruite con i mattoni”. Le casette dovevano essere abitate da due famiglie diverse ma, visto il grande numero di componenti di ciascuna delle “numerose”, il governo fascista decise di dare una casa a famiglia. Paradossalmente ogni famiglia, pur sotto lo stesso tetto, viveva in due appartamenti separati, con due ingressi principali, due cucine, due saloni ma ben 4 camere e due bagni ed un terreno di 1000 mq. I traslochi della mobilia e delle masserizie degli assegnatari furono effettuati gratuitamente su autocarri del Governatorato di Roma, che si occupò persino della fornitura delle lampadine elettriche. I primi abitatori di Acilia sembravano più coloni che inquilini. La zona scelta per l’insediamento era umida, fredda, sabbiosa e desolata, non certo adatta alla salute di chi ci viveva; ma forse una casa con bagno molte famiglie ancora non l’avevano mai avuta.
Anna, ad esempio l’intera piazza Capelvenere era formata da queste casette, negli anni ’70 erano lì e posso confermare la faccenda del chiodo, tanto è vero che in una di queste in cui facevamo riunioni di una associazione sportiva e culturale attaccavamo i manifesti con lo scotch mai coi chiodi. Aggiungerei che, a quanto ne so, non furono fatte per un generico bisogno di alloggi popolari, bensì per trasferire (qualcuno usa il termine deportare) gli abitanti dei quartieri medievali che il Regime demolì per aprire le grandi strade “imperiali” quali l’area adiacente a piazza Venezia e via della Conciliazione. C’è documentazione su di esse.
s esistono e sono quasi tutte di proprieta’.comprate nel 1954 e nel 1985 .molte demolite dai proprietari e fatte villette a schiera molti ristrutturate a arte.qualcuna rimasta originale e qualcuna abbandonate o in affitto con ater.
Salve mi piacerebbe sapere sig gianni come mai lei fa riferimento al 1954 e al 1985 e come è possibile che siano state acquistate se la proprietà è del comune.
Il tuo contributo ci permetterà di investire nello sviluppo di questa iniziativa ed in questo modo il nostro progetto potrà essere migliore anche grazie a te.
Segnalo che gli ignorantissimi giornalisti del Tg1 confondono ancora Acilia con Aprilia, un paio di giorni fa in seguito ad un fatto di cronaca si poteva leggere sul Tg1 la seguente sovraimpressione : Acilia (LT), capito ? In provincia di Latina l’hanno messa ! Il giorno dopo hanno corretto ed hanno messo : “Acilia (RM)” come fosse un paese in provincia di Roma…senza parole…
Per le casette di Acilia fu eseguito il progetto che prevedeva l’uso preponderante di un materiale di costruzione assai economico, il “Populit”, un materiale costituito da paglia di legno pressata e compattata con una velatura di cemento, ideato durante la precedente Autarchia dall’ingegnere svizzero Dario Pater, amico personale di Mussolini.
Le “Casette Pater”, che ne vennero fuori erano casette bifamiliari su un unico piano, realizzate con pannelli rettangolari di “Populit”, la paglia di legno pressata e cementata, formanti i muri perimetrali; il solaio costruito con intravature complesse sostenenti un tetto di tegole a spiovente, tutte uguali e tutte dotate di oltre 1.000 mq di terreno di pertinenza, per lo più usato ad orto/giardino. Erano prive in origine, di portico, terrazzi, box, soffitte e cantine (non hanno nemmeno le fondamenta). Furono inaugurate da Mussolini nell’aprile 1940.
Per anni molti abitanti di Acilia alla scoperta delle economiche pareti di paglia stuccata (se si batteva con piccolo colpo un chiodo su di una parete questi spariva nel muro) credettero ad una truffa che il “Duce” non sapeva perché “a lui avevano fatto vedere quelle costruite con i mattoni”.
Le casette dovevano essere abitate da due famiglie diverse ma, visto il grande numero di componenti di ciascuna delle “numerose”, il governo fascista decise di dare una casa a famiglia. Paradossalmente ogni famiglia, pur sotto lo stesso tetto, viveva in due appartamenti separati, con due ingressi principali, due cucine, due saloni ma ben 4 camere e due bagni ed un terreno di 1000 mq.
I traslochi della mobilia e delle masserizie degli assegnatari furono effettuati gratuitamente su autocarri del Governatorato di Roma, che si occupò persino della fornitura delle lampadine elettriche. I primi abitatori di Acilia sembravano più coloni che inquilini. La zona scelta per l’insediamento era umida, fredda, sabbiosa e desolata, non certo adatta alla salute di chi ci viveva; ma forse una casa con bagno molte famiglie ancora non l’avevano mai avuta.
Salve! Vorrei sapere se ha informazioni riguardo queste casette; ci sono ancora?? Se si, in che zona di acilia si trovano? Grazie!
Anna, ad esempio l’intera piazza Capelvenere era formata da queste casette, negli anni ’70 erano lì e posso confermare la faccenda del chiodo, tanto è vero che in una di queste in cui facevamo riunioni di una associazione sportiva e culturale attaccavamo i manifesti con lo scotch mai coi chiodi. Aggiungerei che, a quanto ne so, non furono fatte per un generico bisogno di alloggi popolari, bensì per trasferire (qualcuno usa il termine deportare) gli abitanti dei quartieri medievali che il Regime demolì per aprire le grandi strade “imperiali” quali l’area adiacente a piazza Venezia e via della Conciliazione. C’è documentazione su di esse.
Salve a tutti! cerco qualche informazione sulle casette pater di Acilia. Ci sono ancora alcune? Grazie!
Si, Federica,. le “Casette Pater” esistono ancora, alcune abitate dagli antichi assegnatari, altre affittate o riammodernate
s esistono e sono quasi tutte di proprieta’.comprate nel 1954 e nel 1985 .molte demolite dai proprietari e fatte villette a schiera molti ristrutturate a arte.qualcuna rimasta originale e qualcuna abbandonate o in affitto con ater.
Salve mi piacerebbe sapere sig gianni come mai lei fa riferimento al 1954 e al 1985 e come è possibile che siano state acquistate se la proprietà è del comune.