Descrizione: Peracottaio (Peracottaro). Evidentemente con lo stesso carretto d’estate vendeva gelati Anno: Anni ’50 Fotografo: Collezione Masson Fonte: Collezione Masson Aggiunta da Carlo Galeazzi
A Roma “peracottaro” ha un doppio senso: quello nella foto (che sinceramente non ricordo di averlo mai incontrato) e quello, da me più conosciuto, di “colui che racconta frottole”!
Mio nonno mi raccontava sempre che oggi chiamiamo peracottari gli sprovveduti per via del fatto che quelli originali pare fossero contadini sempliciotti scesi dalle campagne e pertanto senza alcuna istruzione… Pere però che affianco ai Peracottari esistessero anche i Melacottari di cui però non ho mai trovato traccia…
La peracottara – Gioacchino Belli Sto a ffà la caccia, caso che mmommone Passassi pe dde cqua cquela pasciocca, Che vva strillanno co ttanta de bbocca: Sò ccanniti le pera cotte bbone.
Ché la voría schiaffà ddrento a ’n portone E ppo’ ingrufalla indove tocca, tocca; Sibbè che mm’abbi ditto Delarocca, C’ho la pulenta e mmó mme viè un tincone.
Lei l’attaccò ll’antr’anno a ccinqu’o ssei? Dunque che cc’è dde male si cquest’anno Se trova puro chi ll’attacca a llei?
Le cose de sto monno accusí vvanno. Chi ccasca casca: si cce sei sce sei. Alegria! chi sse scortica su’ danno.
Co tutto che sono romano di nascita, e per giunta della garbatella, ho faticato non poco per tradurre questa bella poesia di Belli! Grazie Carlo per questo “spaccato” di romanità dimenticata.
Delarocca era un medico che si trova in altri sonetti del Belli, la pulenta è la gonorrea, una malattia venerea, piaga di Roma ai tempi del Belli. La bella peracottara, evidentemente non uno stinco di Santa, aveva attaccato la malattia a parecchie persone, e chi parla intende violentarla senza tanti complimenti. I sonetti del Belli sono espressione di una Roma violenta, cattiva, immorale.
L’uomo d’estate non vendeva gelati ma passava da peracottaro a grattacheccaro, credo che quella scatoletta fosse il posto dove riporre la macchinetta grattatrice. Forse…
Si riferisce al fatto che alcuni giravano per le strade del centro con una specie di fornaciella con pochi carboni accesi, per tenere calde le pere. Ed era un personaggio buffo. Nei primi anni cinquanta ho visto l’ultimo abitava al vicolo del cinque
…………..1947 DA PONTE UMBERTO A CORSO VITTORIO DOVE STAVA IL GIOBERTI,ME FACEVO TUTTI I VICOLI …….DE CORSA…….NA VORTA…… POI…… VICOLO ( no VIA) DELLA PACE …….PIAZZA DER FICO……..E ALLANGOLO TRA’ VICOLO DELLA FOSSA E VIA DE PARIONE C’ERA ER PERACOTTARO CHE D’INVERNO C’AVEVA A CARBONELLA CO SOPRA LACQUA CALLA PE MANTENE’ E PERE CALLE………..D’ESTATE E MOSCIADELLE I ZEPPI DORCI E……GUAJNELLE………E LIPESCETTI DE LIQUIRIZZIAAAA E PURE I SPACCADENTI……….LIMOSTACCIOLIIIIIIIII.E GAZZOSA COAPALLINA DENTRO ANACOLONNA DE GHIACCIOPOSATA DENTRO NA BAGNAROLA………….EWWIWA LA VITAAAAAA…….CHE BELLO
Dal libro “la Roma di Bartolomeo Pinelli. C’era il “melacottaro”, che vendeva mele cotte, e il “Peracottaro”, venditore di pere cotte, che andava in giro nelle ore afose d’estate vantando la sua merce con una filastrocca di lodi colorite e fantasiose,: “so canniti le pera cotte bbboooneeee”. E improvvisava versi elogiativi sulle sue pere miracolose, rivolgendosi ai passanti, soprattutto alle donne , con allusioni maliziose e piccanti; “cè l’avemo visto mette er zucchero, le peracotte bboneee, calle calle, per un sordo calle. Oppure prendeva a sfottere il passante che non si fermava a comprare e lo bollava come “micragnoso”: “Le peracotte calle a quer paino / che ci ha la panza come un violino / je farebbe mejo della manna / ma però ci ha nà fame che lo scanna / e poveraccio a voia a rimiralle le peracotte bone calle calle /
L ‘anno e’ il 1948,prima delle elezioni del 18 aprile,vedere il manifesto del fronte Garibaldi che univa il PCI ED IL PSI, io il peracottaro x strada non l’ho mai visto,parlo degli anni 50 al centro di Roma, ma di crattacheccari ce n’erano tanti….
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Quello delle figure!
A Roma “peracottaro” ha un doppio senso: quello nella foto (che sinceramente non ricordo di averlo mai incontrato) e quello, da me più conosciuto, di “colui che racconta frottole”!
Mio nonno mi raccontava sempre che oggi chiamiamo peracottari gli sprovveduti per via del fatto che quelli originali pare fossero contadini sempliciotti scesi dalle campagne e pertanto senza alcuna istruzione…
Pere però che affianco ai Peracottari esistessero anche i Melacottari di cui però non ho mai trovato traccia…
La peracottara – Gioacchino Belli
Sto a ffà la caccia, caso che mmommone
Passassi pe dde cqua cquela pasciocca,
Che vva strillanno co ttanta de bbocca:
Sò ccanniti le pera cotte bbone.
Ché la voría schiaffà ddrento a ’n portone
E ppo’ ingrufalla indove tocca, tocca;
Sibbè che mm’abbi ditto Delarocca,
C’ho la pulenta e mmó mme viè un tincone.
Lei l’attaccò ll’antr’anno a ccinqu’o ssei?
Dunque che cc’è dde male si cquest’anno
Se trova puro chi ll’attacca a llei?
Le cose de sto monno accusí vvanno.
Chi ccasca casca: si cce sei sce sei.
Alegria! chi sse scortica su’ danno.
Roma, 14 settembre 1830
Co tutto che sono romano di nascita, e per giunta della garbatella, ho faticato non poco per tradurre questa bella poesia di Belli! Grazie Carlo per questo “spaccato” di romanità dimenticata.
Delarocca era un medico che si trova in altri sonetti del Belli, la pulenta è la gonorrea, una malattia venerea, piaga di Roma ai tempi del Belli. La bella peracottara, evidentemente non uno stinco di Santa, aveva attaccato la malattia a parecchie persone, e chi parla intende violentarla senza tanti complimenti. I sonetti del Belli sono espressione di una Roma violenta, cattiva, immorale.
La Roma repubblicana è ben più violenta e immorale…?
L’uomo d’estate non vendeva gelati ma passava da peracottaro a grattacheccaro, credo che quella scatoletta fosse il posto dove riporre la macchinetta grattatrice. Forse…
Vendeva le pere cotte? Erano già cotte o le lessava sul momento? Come le serviva?
Le pere le cuocevano sicuramente a casa. Fare la figura del peracottaro
Si riferisce al fatto che alcuni giravano per le strade del centro con una specie di fornaciella con pochi carboni accesi, per tenere calde le pere. Ed era un personaggio buffo. Nei primi anni cinquanta ho visto l’ultimo abitava al vicolo del cinque
Più che gelati vendeva la famosa grattachecca
Però.. “peracottaio” nun se po’ legge! :-)
Il termine è intraducibile: perecottaro!
da qui il detto “sei proprio un peracottaro!” che non ho mai capito! ;)
Nell’accezione comune, ormai il termine viene ad indicare persona scarsamente capace di svolgere il proprio lavoro, più dannosa che utile.
In realtà a Roma significa più sprovveduto, nel senso di persona semplice e un po’ fuori luogo….
nu me lo ricordo
…………..1947 DA PONTE UMBERTO A CORSO VITTORIO DOVE STAVA IL GIOBERTI,ME FACEVO TUTTI I VICOLI …….DE CORSA…….NA VORTA…… POI…… VICOLO ( no VIA) DELLA PACE …….PIAZZA DER FICO……..E ALLANGOLO TRA’ VICOLO DELLA FOSSA E VIA DE PARIONE C’ERA ER PERACOTTARO CHE D’INVERNO C’AVEVA A CARBONELLA CO SOPRA LACQUA CALLA PE MANTENE’ E PERE CALLE………..D’ESTATE E MOSCIADELLE I ZEPPI DORCI E……GUAJNELLE………E LIPESCETTI DE LIQUIRIZZIAAAA E PURE I SPACCADENTI……….LIMOSTACCIOLIIIIIIIII.E GAZZOSA COAPALLINA DENTRO ANACOLONNA DE GHIACCIOPOSATA DENTRO NA BAGNAROLA………….EWWIWA LA VITAAAAAA…….CHE BELLO
Un termine di uso comune diffuso da Roma a tutta Italia per definire buona parte della classe politica
Frank La Tanica
Dal libro “la Roma di Bartolomeo Pinelli. C’era il “melacottaro”, che vendeva mele cotte, e il “Peracottaro”, venditore di pere cotte, che andava in giro nelle ore afose d’estate vantando la sua merce con una filastrocca di lodi colorite e fantasiose,: “so canniti le pera cotte bbboooneeee”. E improvvisava versi elogiativi sulle sue pere miracolose, rivolgendosi ai passanti, soprattutto alle donne , con allusioni maliziose e piccanti; “cè l’avemo visto mette er zucchero, le peracotte bboneee, calle calle, per un sordo calle. Oppure prendeva a sfottere il passante che non si fermava a comprare e lo bollava come “micragnoso”: “Le peracotte calle a quer paino / che ci ha la panza come un violino / je farebbe mejo della manna / ma però ci ha nà fame che lo scanna / e poveraccio a voia a rimiralle le peracotte bone calle calle /
Grazie! Molto interessante!
una leccornia d’altri tempi! ero piccolissima, passeggiando pe roma mamma me comprò una mela…..la più bona del mondo! che ricordi…
L ‘anno e’ il 1948,prima delle elezioni del 18 aprile,vedere il manifesto del fronte Garibaldi che univa il PCI ED IL PSI, io il peracottaro x strada non l’ho mai visto,parlo degli anni 50 al centro di Roma, ma di crattacheccari ce n’erano tanti….
E quelli che vendono le mele caramellate ci sono ancora invece… da piccola le adoravo
Avete notato che il peracottaro fa il gesto delle corna? Forse credeva che essere fotografato non portasse bene?