Descrizione: Piazza del Biscione, venditrici davanti ad una “Beccheria” Anno: 1926 Fotografo: (?) Fonte: Scansione da stereoscopia su vetro – Archivio di Gabriele deBonfils Aggiunta da Carlo Galeazzi
E´ uno degli ambienti più misteriosi di Roma. Già i nomi di riferimento evocano curiosi significati. A cominciare dal Biscione, con cui sono definiti la via, la piazzetta e il passetto, che si aprono in fondo a Campo de´ Fiori, verso sinistra, in direzione di Sant´Andrea della Valle. L´origine del Biscione è infatti controversa, perché dovrebbe risalire all´insegna di una hosteria segnalata qui agli inizi del Quattrocento, ma c´è chi fa riferimento al biscione presente nello stemma degli Orsini, all´epoca proprietari del palazzo ancora oggi esistente sulla piazzetta. Un palazzo maestoso che incombe opprimente sul piccolo slargo stradale, oggetto di varie ricostruzioni e ristrutturazioni da parte dei successivi proprietari, tra i quali il banchiere Pietro Righetti, che dalle fondamenta del cortile fece portare alla luce nel 1864 la statua dell´Ercole Mastai, così detta dal cognome di Pio IX che l´acquistò assegnandola ai Musei Vaticani. E questa è già una curiosità di cui il Biscione si può vantare. Ma può far storia anche il fatto che il palazzo ospitò la Direzione del Lotto e l´istituto Tata Giovanni per bambini abbandonati, i cosiddetti “callarelli”, fino ad un attuale caratteristico ristorante di cucina romana.
Ma sull´altro lato della piazza, al civico 69, attira l´attenzione una casa cinquecentesca sulla cui facciata campeggia l´affresco settecentesco di una Madonnella emergente tra nubi, popolarmente detta Madonna del Latte; è all´interno di una cornice, sottostante una lineare decorazione a grottesche e sovrastante una decorazione graffita ottocentesca con un curioso motivo a teste di cavallo. Un edificio in parte oggi abitato, con tanto di porta negozio, la cui originaria funzione era quella di magazzino, ovvero rimessa di cavalli del palazzo Orsini. Ma sull´angolo di questa casa era acquartierato fino ai primi del Novecento uno scrivano pubblico, al secolo Lino, un ex cancelliere, che scriveva poesie e lettere d´amore a pagamento in un autentico spaccio di cultura popolare. E a lato facevano la guardia due mummie egiziane finite nella farmacia al civico 57 e poi sparite con la farmacia stessa. Ma se ci inoltriamo nel passetto che si apre in fondo alla piazzetta altre curiosità ci aspettano. Questo passaggio coperto accoglie l´arco di Grottapinta, così detto dai resti di pitture raffiguranti colonne, festoni e putti. Quelle rimaste le possiamo vedere raccolte a metà del passetto all´interno della parete che ci appare illuminata grazie ad un interruttore della luce. Sull´arco, una Madonna col Bambino.
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“Beccheria” a Roma….ricordi piemontesi…
a sinistra il girello per il pupo
E´ uno degli ambienti più misteriosi di Roma. Già i nomi di riferimento evocano curiosi significati. A cominciare dal Biscione, con cui sono definiti la via, la piazzetta e il passetto, che si aprono in fondo a Campo de´ Fiori, verso sinistra, in direzione di Sant´Andrea della Valle. L´origine del Biscione è infatti controversa, perché dovrebbe risalire all´insegna di una hosteria segnalata qui agli inizi del Quattrocento, ma c´è chi fa riferimento al biscione presente nello stemma degli Orsini, all´epoca proprietari del palazzo ancora oggi esistente sulla piazzetta. Un palazzo maestoso che incombe opprimente sul piccolo slargo stradale, oggetto di varie ricostruzioni e ristrutturazioni da parte dei successivi proprietari, tra i quali il banchiere Pietro Righetti, che dalle fondamenta del cortile fece portare alla luce nel 1864 la statua dell´Ercole Mastai, così detta dal cognome di Pio IX che l´acquistò assegnandola ai Musei Vaticani. E questa è già una curiosità di cui il Biscione si può vantare. Ma può far storia anche il fatto che il palazzo ospitò la Direzione del Lotto e l´istituto Tata Giovanni per bambini abbandonati, i cosiddetti “callarelli”, fino ad un attuale caratteristico ristorante di cucina romana.
Ma sull´altro lato della piazza, al civico 69, attira l´attenzione una casa cinquecentesca sulla cui facciata campeggia l´affresco settecentesco di una Madonnella emergente tra nubi, popolarmente detta Madonna del Latte; è all´interno di una cornice, sottostante una lineare decorazione a grottesche e sovrastante una decorazione graffita ottocentesca con un curioso motivo a teste di cavallo. Un edificio in parte oggi abitato, con tanto di porta negozio, la cui originaria funzione era quella di magazzino, ovvero rimessa di cavalli del palazzo Orsini. Ma sull´angolo di questa casa era acquartierato fino ai primi del Novecento uno scrivano pubblico, al secolo Lino, un ex cancelliere, che scriveva poesie e lettere d´amore a pagamento in un autentico spaccio di cultura popolare. E a lato facevano la guardia due mummie egiziane finite nella farmacia al civico 57 e poi sparite con la farmacia stessa. Ma se ci inoltriamo nel passetto che si apre in fondo alla piazzetta altre curiosità ci aspettano. Questo passaggio coperto accoglie l´arco di Grottapinta, così detto dai resti di pitture raffiguranti colonne, festoni e putti. Quelle rimaste le possiamo vedere raccolte a metà del passetto all´interno della parete che ci appare illuminata grazie ad un interruttore della luce. Sull´arco, una Madonna col Bambino.
La beccheria era di mio nonno materno Giuseppe Alessandrelli ed è rimasta alla famiglia Alessandrelli fino agli anni 80