Li giornalisti

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Ma l’arte, amore mio, so’ tutte eguale
E quanno le vòi fa’ senza talento,
Tu hai voja a faticà’, ne pòi fa’ cento,
Che all’urtimo so’ tutte tale e quale.

Io che fo? Venno er fojo der giornale:
Me capo er più ber fatto che c’è drento,
Je do fiato a la voce, sentimento,
E ce ricavo sempre la morale.

Guarda jeri: che c’era? Roba andante!
Er solo morto de quer fruttarolo
Che scoperse la moje co’ l’amante.

E che antro? Gnent’antro, t’aricordi?
Eppure, vedi, co’ quer morto solo
Ci ho guadambiato venticinque sòrdi.

Cesare Pascarella

Una risposta

  1. Vladimiro Rinaldi ha detto:

    Del dialetto romano ,nelle sue varianti, la borghesia impomatata e scostante ,
    prepotente e insulsa tanto ,
    dominante ; ha coniato il termine : romanesco,per la lingua del popolo romano.

    Come dire: l’ italianesco,invece che l’Italiano.Eccetera..
    Che romansco e romanesco!Romanesco ,un corno! Il dialetto e’ il Romano.
    Romaneschi sarete voi,semmai,che vela tirate tanto,
    e la fava,il pecorino,i carciofi e via dicendo,ma il dialetto era ed e’ : Romano.
    Noi non parliamo ” er coattese”. Quello e’ linguaggio cinematografaro.
    Coatti sarete voi,semma,cosi’ pieni de arie ,de malandrineria e di ricche proprietà’ .
    Che ve possino ammazza’.

    Er pecorino po esse romanesco
    e pure li carciofi euro la fava
    e puro la fava po ss romansca

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