Taja ch’è rosso!

Cocomero

Piazza Colonna, e un celo paro paro
come un coperchio messo sur callaro.
Appena sente un soffio da ponente,
esce er cocommeraro;
e in fila, a fianco a fianco, sopra ar banco
tante lune scarlatte, a spicchi o tonne,
in un letto de fronne.

«Taja, ch’è rosso!». Piomba
er ganimede in bomba,
er greve e la minente:
lui in fongo e faraiolo,
lei in polacca e scioccaje cor pennente;
e in coda er pretazzolo.
E tutti a cianche larghe e a testa bassa
giostreno de ganassa.

«Taja, ch’è rosso!». In cima a la colonna,
coll’occhio a la cortella che s’affonna
ne la porpa croccante, zitto e muto,
san Paolo ignotte sputo;
finché slonga er palosso
e se frega er cocommero più grosso.

«Taja, ch’è rosso!». E intanto
che séguita la lagna,
taja er cocommeraro e taja er santo;
però san Paolo è jotto: taja e magna
e sputa semi in testa a quelli sotto.

Mario dell’Arco, 1946

Una risposta

  1. Dalla prima raccolta di versi di Mario dell’Arco, 1946

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