La Rinascente


Il palazzo “Alle città d’Italia”, imbandierato per la visita del Presidente della repubblica francese E. Loubet – poi chiamato “La Rinascente” e oggi, dopo i recenti lavori di ripristino delle facciate e il cambio di gestione, è tornato ad essere “Alle città d’Italia”. Alcuni locali dei Magazzini “La Rinascente” si trovano a largo Chigi, Galleria “Alberto Sordi”, mentre il grande palazzo “La Rinascente” è locato a piazza Fiume in una moderna costruzione su progetto di Franco Albini e Franca Helg. È strano come per i “romani doc” alcuni luoghi conservino il vecchio nome che si tramandano da padre in figlio, da nonno a nipote: piazza Esedra, viale del Re, galleria Colonna, la Rinascente, eccetera sono alcuni esempi di questi luoghi.
Il palazzo è limitato da via del Corso, da via S. Claudio, da via del Pozzo e da largo Chigi. Poiché si era tentato di allargare la sezione del Corso, per creare un adeguato spazio allo sbocco di via del Tritone, erano state demolite sei case ai lati di vicolo Cacciabove, o, meglio, tra questo vicolo e via di S. Claudio. L’area ricavata fu acquistata, per una cifra allora ritenuta favolosa, 900.000 lire dai fratelli Bocconi, titolari dei Grandi Magazzini a Milano, i quali volevano emulare quelli di Londra e di Parigi.
In due anni (1885-1887) Giulio De Angelis costruì un edificio a forma di cubo, ricco di innovazioni tecniche (struttura in metallo e pareti esterne di vetro, illuminazione elettrica con impianto autonomo) a cui fu dato il nome «Alle città d’Italia». Dopo il 1918, in seguito ad una trasformazione aziendale, i magazzini mutarono il nome in «La Rinascente», suggerito da Gabriele D’Annunzio.
La grande novità di questo edificio fu costituita dall’impianto a luce elettrica perché le 86 lampade erano alimentate da una dinamo posta nei sotterranei e spinta da un motore a gas.
Dell’edificio ha fatto un’analisi esauriente Gianfranco Spagnesi: «la struttura metallica domina e caratterizza lo spazio interno, dai grandi ballatoi e dal vano centrale coperto da un lucernaio. Tale spazio non è oggi, purtroppo, fruibile per le profonde trasformazioni che ha subito nel tempo, cosicché non è più possibile apprezzare il ruolo della luce graduata ai vari piani, da un diverso tipo di aperture… Tutta la struttura metallica è involucrata da quattro prospetti identici in pietra, impostati sul motivo di tre arconi, comprendenti tre piani, al di sopra dei quali un ordine gigante, ma più piccolo di quello inferiore, inquadra i due ultimi piani, dalle aperture più ridotte e molto fitte: quasi un attico posto al di sopra di un arco trionfale, nel quale si può individuare il motivo base dell’impianto generale».
Al lato destro della foto si intravede un’aiuola con delle piante su un’area che successivamente sarà poi occupata – nel progetto definitivo del 1911 – dalla galleria Colonna.

Bibliografia:• G. Carpaneto, I palazzi di Roma, 1993, ed. Newton Compton;• C. Rendina, I palazzi di Roma, 1993, ed. Newton Compton.
Aggiunta da Mario Visconti

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