Scuola Giuseppe Garibaldi
Quanti di noi vorrebbero anche solo per un momento rientrare nella scuola elementare e magari leggere i vecchi registri, tutto questo è stato possibile nella Scuola Giuseppe Garibaldi, in via Mondovì, dove, grazie alla Preside Gioconda Martucci, all’eccellente organizzazione e guida dell’insegnante Silvia Vincenzi e alla collaborazione di un ex alunno, Alfredo Caruso, che qui racconta l’incontro degli alunni di ieri con quelli di oggi, in seguito la visita agli archivi scoperti di recente e ancora in catalogazione, dove hanno potuto ritrovare i vecchi registri con i voti e le valutazioni dei maestri, visite che si sono ripetute nel tempo.
Tuffiamoci nel passato della nostra scuola con le risposte degli ex alunni. …Che bei ricordi! Passato e presente si incontrano. Quattordici ex alunni ritornano alla scuola Garibaldi per farsi intervistare dagli alunni della classe V-A. Visionando i registri scolastici conservati nell’archivio della scuola, in particolare quelli degli anni ’30, ’40 e ’50 (in parte anche degli anni ’60), abbiamo notato che il numero di alunni per classe era molto elevato.
5 a – Ricordate, nel corso delle varie classi frequentate, il numero massimo di alunni a cui siete arrivati ad essere?
Ex alunni – Le classi ai nostri tempi erano molto numerose: non eravamo meno di 30, ma potevamo essere anche in 30 /35 alunni per classe. In quegli anni la natalità era molto alta e il numero delle scuole sul territorio era limitato.
5 a – Sempre attraverso la lettura dei registri abbiamo scoperto che in quegli anni c’era una divisione tra maschi e femmine e non esistevano classi miste. Non vi incontravate mai all’interno dell’edificio? Neanche in cortile? Oppure lì potevate andare rispettando dei turni? Vi sembrava giusto stare separati dalle femmine?
Ex alunni – Sì, c’era una separazione netta; eravamo divisi in classi maschili e femminili e non ci incontravamo mai all’interno della scuola – avevamo addirittura entrate distinte per uomini e per donne – e neanche in cortile, ma era così e, se anche qualcuno poteva pensare non fosse giusto, lo accettavamo.
Ex alunni – Ricordo che però alla scuola materna invece le classi erano miste.
5 a – Avevate un orario preciso di ingresso a scuola? Se arrivavate in ritardo potevate entrare lo stesso e in quel caso erano previste delle punizioni?
Ex alunni – L’orario d’entrata era alle 8:30. Difficilmente arrivavamo in ritardo: i genitori erano molto precisi e attenti a farci arrivare puntuali. Ci tenevano molto. Ma se succedeva doveva esserci un motivo e venivamo accompagnati in classe dal genitore”. Anche per uscire prima del termine delle lezioni doveva venire a prenderci un genitore e doveva passare prima dal Direttore.
5 a – Come Vi vestivate per andare a scuola? Indossavate una divisa? Se sì come era fatta ed era comoda oppure no? O portavate grembiule e fiocchetto?
Ex alunni – La nostra divisa consisteva in un grembiule blu con fiocco bianco per i maschi e in un grembiule bianco con fiocco blu per le femmine; era quella per tutte le stagioni: così se d’inverno poteva far comodo, d’estate molto meno.
Ex alunni – Sotto al fiocco noi maschi indossavamo un collo di plastica rigido e molto fastidioso, teneva caldo ed era quasi difficile respirare! Perciò appena uscivamo lo slacciavamo subito.
Ex alunni – Per noi femmine il grembiule bianco era più penalizzante e quando usavamo l’inchiostro dovevamo fare molta attenzione per non macchiarlo. … I maschi in questo, avendo un grembiule di colore scuro, erano più fortunati!” “L’unico aspetto positivo dei grembiuli è che eravamo tutti vestiti uniformemente e dunque non si alimentavano invidie e gelosie.
5 a – Ricordate quanto durava la giornata scolastica? Pranzavate a scuola? Se sì, ne avete un bel ricordo?
Ex alunni – Andavamo a scuola dalle 8:30 alle 12:30, dal lunedì al sabato. Solo alcuni, più indigenti e bisognosi, usufruivano della refezione …a sentir alcuni di loro non ne hanno un bel ricordo. Dopo il pranzo un insegnante gli faceva svolgere i compiti, sino al pomeriggio.
5 a – Potevate alzarvi dal posto durante le lezioni? Dovevate seguire una procedura per farlo?
Ex alunni – Per alzarsi dalla propria sedia bisognava alzare la mano ma in realtà era raro che capitasse perché per andare al bagno c’era un orario da rispettare, quindi solo in casi eccezionali ci si poteva alzare e in quel caso era il bidello ad accompagnarti, non si poteva girare da soli per i corridoi. Ci si alzava in piedi per salutare il maestro/a o se entrava il Direttore.
5 a – Come strumenti di scrittura cosa avevate? Da quale classe si cominciava ad usare il pennino? Il calamaio era difficile da usare e se sbagliavate a scrivere come potevate correggere?
Ex alunni – Inizialmente scrivevamo con il lapis (matita) e solo successivamente, verso la metà della prima classe, con la penna e l’inchiostro. I banchi in legno avevano dei buchi utili ad incastrarvi il calamaio in cui intingevamo i “pennini” delle nostre penne a cannuccia… Usando l’inchiostro ne avevamo sempre le dita sporche e spesso gocciolava sul quaderno tant’è che, per rimediare al danno, si usava con molta frequenza la carta assorbente!
Ex alunni – Avevamo degli astucci di legno in cui tenevamo lapis, penna e pennini. Questi erano delicati e, se cadevano, potevano rompersi quindi era meglio averne sempre qualcuno di riserva. La biro si diffuse solo negli anni 50/60.
Ex alunni – Ricordo pagine e pagine di tondini e di aste… e scrivere con pennino e inchiostro era difficile e richiedeva tempo; era previsto anche un voto sul registro in ‘bella scrittura’.
Ex alunni – “Avevamo una cartella di cartone pressato, un po’ pesante che ti faceva camminare storto, con un manico che tendeva a rompersi… forse anche perché uno dei nostri giochi preferiti all’uscita della scuola era quello di prendersi a ‘cartellate’. Conteneva un voluminoso sussidiario, il libro di letture e l’astuccio in legno.
5 a – Avevate la possibilità di fare una pausa per la merenda? La portavate da casa?
Ex alunni – Avevamo una pausa dalle 10:30 alle 11:00, per andare al bagno e mangiare la merenda che ci aveva preparato la mamma o la nonna: un panino ben imbottito che poi, col tempo, fu sostituito dalla ‘pizza’ …quello fu un po’ come il passaggio dal pennino alla biro.
5 a – Che tipo di giochi facevate nel cortile della scuola?
Ex alunni – Non andavamo spesso in cortile, a volte per far merenda ma restavamo tranquilli a mangiare. Ricordo che un maestro una volta organizzò delle gare di salto in lungo… e mi piazzai bene.
5 a – Che tipo di attività extrascolastiche svolgevate dopo la scuola? Facevate sport o vi incontravate al parco per giocare? Che tipo di giochi facevate?
Ex alunni – Giocavamo in strada o nel cortile di casa: sui binari del tram, che correva lungo la via Appia, poggiavamo con cura le ‘lattine’, i tappi a corona delle bottiglie che, al passaggio dei tram, diventavano dei dischetti da far poi saltare lungo piste tracciate a terra in gare appassionate. La farina di castagnaccio, che versavamo in bocca direttamente dalle piccole bustine che compravamo da una vecchietta vicino la ferrovia imbiancava i nostri grembiuli blu all’ingresso di scuola; i lacci o pescetti di liquirizia per noi erano una festa.
Ex alunni – Negli anni sessanta c’era La Tv dei ragazzi – (la programmazione della RAI dedicata ai bambini e ai ragazzi) – ricordo che ne potevo vedere solo 15 minuti; c’erano Rin Tin Tin e Zorro.
5 a – Come reagivano i vostri genitori se andavate male a scuola o le maestre vi mettevano una nota? Chi li avvisava dei brutti voti: voi o direttamente gli insegnanti?
Ex alunni – Preferivamo informare noi i genitori dei brutti voti, magari preparandoli un po’ alla notizia. I genitori erano più rigidi degli insegnanti ai nostri tempi. La famiglia era sempre solidale con la scuola e spesso erano proprio i genitori ad autorizzare il maestro a punire anche da parte loro.
Ricordo che una volta falsificai la firma di mia madre su un quaderno, sotto un brutto voto ma che poi un giorno, rimasta a casa per malattia, sfogliandolo, lei se ne accorse e per punizione mi proibì di andare a giocare in cortile per un mese e mezzo.
5 a – Quando entrava un insegnante in classe come lo salutavate? Avevate uno o più insegnanti per materia?
Ex alunni – Si salutava l’insegnante alzandosi in piedi. Agli insegnanti ci si rivolgeva sempre dando del Lei. Avevamo un unico insegnante per tutte le materie ed un sacerdote che ci faceva religione.
5 a – Gli insegnanti erano severi? Utilizzavano punizioni? Di che tipo?
Ex alunni – Sì, gli insegnanti erano severi ma non tutti usavano punizioni. La loro severità ci ha aiutato a diventare più forti per affrontare le gare della vita.
Alcuni insegnanti usavano colpire le mani con una bacchetta: ecco questo è un ‘doppio decimetro’ di legno dei miei tempi. Alcune insegnanti usavano i nostri astucci di legno per colpirci sulle mani: …avrei voluto chiedere a mia madre di cambiare astuccio ma poi avrei dovuto spiegarle il perché e così avrebbe scoperto che a volte mi comportavo male.
Ogni tanto si rimediava una tiratina di orecchio, oppure si stava un bel po’ dietro alla lavagna di ardesia nera in punizione.
Ex alunni – “Ricordo ancora che il mio maestro mi disse che avrebbe segnato un puntino sul registro quando mi fossi comportato male e, ad ogni tre puntini, mi avrebbe tolto un punto dal voto in condotta ed io ne presi ‘un botto… ma oggi, che ho avuto la possibilità di riguardare i miei registri di allora, ho potuto vedere, con sorpresa, che mi mise sempre nove, dieci, insomma ottimi voti. Oggi capisco che il suo era solo un modo per persuadermi a comportarmi bene”.
5 a – Se vi è capitato di aiutare i vostri nipoti nel fare i compiti, avete notato qualche differenza negli argomenti oggetti di studio?
Forse facevamo più riassunti e temi… ci facevano scrivere anche dei commenti personali osservando delle immagini o illustrazioni. E’ vero: l’aver fatto tutto quell’esercizio di riassumere mi fa notare oggi la differenza con mia figlia che, in una conversazione, fatica a comunicarmi le informazioni più importanti tralasciando quelle che non lo sono… e usando sempre tante parole, parte da Adamo ed Eva, passando da Mosè per dirmi una cosa.
Studiavamo molto la grammatica… Credo che questo oggi mi aiuti a parlare e scrivere in un buon italiano.
5 a – Sempre dalla lettura dei registri abbiamo rilevato delle materie che ci hanno incuriosito: igiene, lavoro ed economia domestica. Vi ricordate in cosa consistevano? Studiavate una lingua straniera? Era faticoso lo studio di tutte quelle materie?
Ex alunni – Lo studio non era più faticoso per noi di quanto lo sia oggi per voi. L’unica lingua che studiavamo era l’italiano.
Economia domestica consisteva in dei lavori di cucito e ricamo: era piacevole e spesso svolgevamo a casa i lavori assegnati.
5 a – Quest’anno con la maestra Silvia abbiamo letto le testimonianze di due alunni ebrei della Garibaldi che, a causa delle leggi razziali, furono allontanati dalla scuola. Con le insegnanti Irene e Fabiola abbiamo poi proseguito questo percorso sull’esclusione analizzandone delle altre manifestazioni, riflettendo sulle nostre esperienze personali dirette o indirette su tale tematica. Voi avete il ricordo di un episodio di esclusione, bullismo, razzismo accaduto a scuola?
Ex alunni – Non ricordo alcun episodio particolare di esclusione.
Non c’era ancora il bullismo.
Io ho un ottimo ricordo di questa scuola.
Io ricordo di essere arrivata qui da un’altra scuola e fui accolta bene dalle nuove compagne.
5 a – Ci potete raccontare un episodio che vi è accaduto nella vostra vita scolastica?
Ex alunni – Ricordo di aver fatto parte di una ‘classe volante’: la classe volante non aveva un’aula fissa ma si spostava ogni giorno occupando l’aula della classe che quel giorno aveva il turno di riposo. Ricordo che un giorno suonarono le sirene – eravamo nel periodo della guerra – e andammo nello scantinato della scuola per trovare rifugio dalle esplosioni e lì fu l’unica volta in cui incontrammo i maschi. C’erano grossi topi e polvere… è stato un brutto momento, avemmo paura; qualche tempo prima, qui vicino, in viale Manzoni, durante un bombardamento, era stata colpita la sede romana della Fiat.
Alfredo Caruso
Aggiunta da Loredana Diana