Borghetto Latino

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“I miei nonni paterni abitavano in un casaletto a via della Caffarelletta, mio nonno era fattore del conte Vaselli, e faceva coltivare tutte le terre a ridosso di via Latina fino a chissà dove verso la via Appia Antica e via della Caffarella.
Mia nonna, mi raccontava, era nata al Palatino, in una casa adesso museo, aveva un banco al mercato dell’alberone, proprio sotto il famoso albero, dove vendeva i prodotti dell’orto.
L’estate spesso passavo dei periodi piu o meno lunghi li da loro, e avevo fatto amicizia con i pischelli del borghetto, autentici fulmini di guerra, furbi e svelti, perennemente a caccia di qualcosa da mangiare, e per rimediare qualcosa, mi spingevo appresso a loro sino alla Ninfa Egeria e al Bosco Sacro e anche oltre, stando attenti ai fattori che a cavallo spesso controllavano i poderi. Erano campioni in tutte le cacce, legali e non, vischio, tagliole, trappole, ma con la fionda erano imbattibili, la necessità li aveva addestrati bene, io non ero bravo come loro, lì ho compreso che se il mio era appetito la loro era fame. Forse non tutti sanno che per tanta povera gente la caccia e il bracconaggio era l’unico modo per mettere in tavola qualche cosa. (questo nun è rubbà, è arangiasse! mi dicevano) C’era uno di loro che era un campione della pesca alle rane con la lumaca. Alle volte si univa a noi una ragazzetta che avevamo soprannominato “zelletta” per via della igiene personale approssimativa, (non che fosse l’eccezione, visto che allora l’acqua corrente nei casali e nel borghetto non c’era, solo fontanelle e fontanili e non c’erano nemmeno i gabinetti solo fogne all’aperto). ma lei superava tutti, è tutto dire, ma a noi pischelli tutto questo non importava.
Sò tanti anni che non sto più a Roma, ultimamente sono ripassato per via della Caffarelletta, in cerca de chissà che, e osservando i prati, quasi rivedevo quelle scene, e risentivo quelle voci.”

Questo ricordo è stato inviato da Marcello Remia.
Anno 1958/60

La Foto, tratta dall’Archivio dell’Unità, ritrae il Borghetto Latino negli anni 70

19 Risposte

  1. Un ricordo dolcissimo…le mie nonne facevano spesa al mercato dell’Alberone, abitando proprio lì dal ’44, chissà che quei prodotti coltivati con fatica non abbiano aiutato anche la mia famiglia a crescere sana, mentre le nostre nonne si raccontavano la vita….

  2. una testimonianza viva e commovente, grazie di cuore per averla condivisa con noi…! :-)

  3. Celso Tagnani ha detto:

    Ho vissuto al borghese latino intorno agli anni 1951-1957: i miei gestivano la locale latteria. In quegli anni ho frequentato la chiesa della borgata, dove ho fatto il chierichetto, e sono andato all’asilo di Villa Lazzaroni dalle Suore Missionarie Francescane (ricordo Suor Tarcisio, una suora energica ed affettuosa). Ricordo la montagnola, dove finiva il borghetto e cominciavano i campi dei conti Vaselli, proprio quelli descritti da Marcello, che forse ho incontrato e conosciuto! Ricordo l’osteria da “Forbicetta”. Alle elementari sono andato dalle Suore del Preziosissimo Sangue in Via Carlo Denina alla Maria Cleofe. Poi mi sono trasferito in un appartamento in fondo a Via Cesare Baronio, dove ho frequentavo l’oratorio di San Giovanni Battista De’ Rossi. Tanti ricordi di quel mondo semplice, dove si lavorava ogni giorno per migliorare la propria situazione.

  4. Anche i miei nonni materni avevano una “baracca” al borghetto! Lei andava a servizio dai “Rubei” che hanno tutt’ora il negozio lì a via Appia…mia mamma e mia zia sono cresciute in quei luoghi. Dai loro racconti ho rivissuto momenti indelebili ❤️

  5. Frequentavo la scuola proprio difronte il borghetto…e ogni tanto si faceva qualche scorribanda con i compagni di classe che ci abitavano…ma parliamo di 50 anni fa’…bei tempi….

  6. L’Ada Negri. Vi ho frequentato la III e la IV elementare e c’era il borghetto.

  7. Che bei tempi tanta povertà ma cera rispetto amicizia fratellanza ci si divideva anche.un tozzo di pane .si poteva dormire.con le chiavi alla porta e I bambini giocavano tranquilli x la strada..e quanti ricordi nella mia scuola Ada negri anni 70 2 e 3 elementare e il bidello Pasquale che brava persona..se si potesse solo x un giorno rivivere quei tempi rivedere anche la mia mamma.

  8. scuola Ada Negri…..che bei ricordi!!!!

  9. Io andavo alla Garibaldi, abitavo in Via Pasquale Tola

  10. Ubaldo Paccoj ha detto:

    c’era una volta

    …e c’è ancora, la Caffarella

    Oggi il nome “marrana” viene usato per indicare tutti i fossi della campagna intorno Roma. Ma la “marrana” autentica è quella della Caffarella. E’ il fiume Almone che scende dalle pendici dei Colli Albani e attraversa tutto il parco.
    Dapprima si gettava nel Tevere, ora invece è convogliato verso il depuratore di Roma.

    La Caffarella era ancora sconosciuta come sito archeologico, ma era il nostro verde paradiso. Nella stagione estiva gran parte del terreno era ricoperto da un fitto canneto che cresceva rigoglioso e che faceva sembrare quest’angolo proprio una palude. Ancora oggi, tra le canne e i giunchi saltano rane e rospi; strisciano bisce e salamandre e nei “boschetti sacri” circostanti risuona il canto dei passeri.

    Secondo la leggenda i boschetti erano chiamati “sacri” in onore della Dea Egeria, una divinità delle vicine acque sorgive minerali.
    Questo era il nostro regno di fanciulli. Non appena si entrava nel parco diventavamo;con la nostra fantasia di ragazzi, Davy Crocret, John Wayne, una canna era come una lancia e un bastone curvo un fucile, facevamo la guerra contro punti invisibili…… i ruderi di una casa erano per noi “fort alamo” e gli abitanti delle baracche diventavano indigeni e indiani ..Geronimo, Apache, Sioux dei film famosi, anche se si chiamavano “er mortadella” “gambe storte, ecc.
    Ci facevamo una propria guerra con lanci di sassi, fionde, e frecce scagliate da rudimentali archi.

    Nelle calde e afose giornate estive andavamo a fare il bagno nelle limpide, ma anche gelide, acque della “marrana” , ancor prima che questa venisse portata alla ribalta dal celebre film di Alberto Sordi. Credo, anzi, che il regista abbia molto attinto dalla realtà degli accadimenti di quei giorni.

    Dalla via Vigna Fabbri ci inoltravamo nella via Cordara e raggiungevamo il “pratone” che era il versante orientale e porta di ingresso della grande valle verde della Caffarella. Scendevamo attraverso un sentiero scosceso fino alle casette degli sfollati, superavamo il fosso dei Cessati Spiriti e quindi arrivavamo al boschetto sacro. Poi, giù, lungo un viadotto sterrato, fra cannucce di palude e giunchi, finalmente raggiungevamo la nostra piscina naturale. Facevamo il bagno nudi, ed era una gara a chi si tuffava prima, poichè chi arrivava per ultimo gli toccava fare il bagno nelle acque rese torbide dal movimento dei
    piedi che facevano alzare la terra del fondale.
    I più grandi e più audaci, andavano a fare il bagno alla “Rota Rossa”, così detta perchè i contadini del luogo avevano alzato uno sbarramento a monte del fiume, una sorta di piccola diga, che aveva formato un laghetto piuttosto profondo. Una ruota serviva per convogliare l’acqua verso i campi da irrigare.

    Purtroppo, non sono mancati casi di annegamento. Spesso accadeva che qualche burlone dava un falso allarme, gridando che stavano per arrivare i Vigili urbani. Si creava il panico e il fuggi fuggi generale; spesso accadeva che non si ritrovassero più i propri vestiti o magari scambiati con quelli di un altro, e poi a casa ha sentire le sgridate delle mamme.
    Purtroppo la nostalgia non e’ più quella di un tempo.

    ciao ciao
    UBALDO detto DUCCIO

  11. Adele ha detto:

    Dai vostri racconti rivivo mia madre .Grazie anche lei ha vissuto al borghetto e si chuamava Clara chissá se la conoscevate .Lei mi ha sempre raccontato del borghetto dei posti della gente e io sono andata a visitare spinta dai suoi racconti Quando è morta ha voluto che le sue ceneri fossero sparse li dove lei ha vissuto da ragazzina,malgrado la vita di stenti li era stata la sua vita.

  12. Tonino Celupica ha detto:

    Ho abitato lì dal ’51 fino alla demolizione. Ogni tanto ce ripasso, mi faccio tutto il percorso dalla chiesa S Giovanni Battista de Rossi fino a quando la Via Latina si congiunge con Cessati Spiriti e sfociano sull’Appia, vicino le Tombe Latine. Ogni volta che ce vado me perdo nei ricordi, in trance, ogni angolo, che devo ricostruire perchè è cambiato tutto me ricorda qualcosa, frasi, situazioni, momenti lontani, remoti, come vissuti in un’altra vita. E immancabilmente prima de annammene spunta la lacrima.

  13. Claudio alvarez ha detto:

    Caro Celso, anch’io sono nato e cresciuto dal 1950 al 1959 al Borghetto Latino,e ho avuto le tue stesse esperienze, ricordo benissimo la latteria, l’osteria di Forbicetta, la chiesa dove anch’io qualche volta ho servito la messa non sapendo una parola di latino, l’asilo fatto a Villa lazzaroni con madre S. Tarcisio. La marana della caffarella, i furti di finocchi ai campi di Nanni’

  14. Raffaele ha detto:

    👍

  15. CRISTIANO ha detto:

    Mio padre era uno dei tanti ragazzi della “Rota Rossa” lui è scomparso nel 2016 quindi potete solamente credere a quanto mi raccontava. Abitava a Garbatella e doveva fare qualche km prima di arrivare alla ruota , mio padre avrà avuto 15 anni quindi stiamo parlando del 1950, quando insieme al fratello più grande si andavano a fare il bagno nel punto più alto con gli altri amici del quartiere. Gli avevo chiesto di riportarmi nel luogo dove si trova la ruota, ma alla fine quel giorno non siamo riusciti a capire dove era tutto è cambiato e le proprietà non fanno capire dove è ubicata. sarebbe interessante sapere se esiste ancora questo luogo, mi piacerebbe andare.

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