Roma Sonora


La buona acustica non è che il corollario, la limpida conferma della bella architettura. Sono le stesse leggi di trasmissioni, di ritmo, di equilibrio e d’elasticità: tutto parte, rimbalza, si moltiplica, si accorda, ritorna; così anche il suono, come l’acqua, corre vivo, come la luce, echeggia sui marmi monumentali.
Per questa ragione Roma è la città più sonora del Mediterraneo. Tutte le voci del mondo si concentrano là. E’ una conchiglia. Il suono non muore mai, non si cheta, scroscia nei suoi meandri; venature, cavità, orifizi lo riconducono all’aria.
Sotto i tuoi piedi c’è il dedalo: catacombe, cripte, labirinti – canali evacuati dalla storia – Roma è costruita sul vuoto.
A mezzodì il colpo di cannone si ripercuote e sfiata nell’azzurro e i sette colli si danno la voce.
Poi tre timbri , tre note fondamentali riprendono il discorso di prima: la pietra, il bronzo e l’acqua.
Più tardi il sole picchia sulla cupola delle basiliche come il martello sull’incudine.
A Roma le ore del giorno sono altrettanti capitoli di un romanzo: temporali, fontane, tumulti di campane riempiono le piazze di un’armonia varia, trasparente e profonda. I palazzi son dei veri “stradivari”. Le arcane facciate fanno una curva corale intorno agli obelischi. I portoni son Tante bocche che vociano.
Clamorosa città che non dà tregua ai timpani, dove piazza Navona è l’accordo perfetto.

di Bruno Barilli (1880-1952)

Tratto da “Lo stivale”, raccolta di articoli scritti tra il 1923 e 1l 1940
in “Viaggi d’autore, a cura del touring club italiano

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