Antichi mestieri: Lo Zampognaro


Il giorno di Santa Caterina, il 25 novembre, dall’Abruzzo, ma anche dal Lazio, Campania, Lucania, Calabria e perfino dalla Sicilia arrivavano a Roma gli zampognari a riempire l’aria delle loro melodie in attesa del Natale. Il loro abbigliamento tipico era caratterizzato da pantaloni corti, giacca di fustagno, ampio mantello o un pelliccione, berretto a calza con fiocco e cioce ai piedi. Solitamente arrivavano in coppia o in trio, il più anziano con la zampogna vera e propria, un altro con la ciaramella o altri strumenti a fiato e un altro ancora con il canto e tradizionalmente si trattava di pastori o contadini che si trasferivano temporaneamente in città per il periodo natalizio.
Gli zampognari venivano invitati nelle abitazioni a fare la loro cantata e in cambio gli veniva offerto del denaro, del vino o anche del cibo, chiamato “il cartoccio della padrona”. Nella Roma papalina la tradizione della novena era molto sentita e molte famiglie erano addirittura “clienti” abituali degli zampognari che si tramandavano quindi di padre in figlio le “poste” dove fare la novena. Molti si prenotavano addirittura per più di una novena, per non essere tacciati da “liberali” e “per essere ben visti dai vicini e non arischiare d’essere denunciati al parroco” come ci racconta Stendhal.
La novena si articolava in una introduzione, la cantata, la pastorale e alla fine il saltarello e aveva il costo fissato di 2 “paoli”. Alla fine del periodo natalizio gli zampognari riuscivano quindi a guadagnare anche 40 o 50 “scudi”, una cifra davvero considerevole per quei tempi e che soprattutto gli permetteva di passare i mesi invernali senza lavorare.
Famose erano anche le cantate davanti alle edicole sacre, le “madonnelle” di Roma.
Spesso gli zampognari venivano anche chiamati “orsanti” perchè portavano con loro degli animali che danzavano, come cani, scimmiette e anche orsi.
Gli zampognari dovevano comunque chiedere un permesso alla questura per poter suonare ma pare che non tutti amassero le loro cantate. Nei diari di molti stranieri, a Roma per il periodo di Natale, si leggono lamenti relativi a questi suonatori che interrompono il sonno con le loro sonate notturne. Per il Belli invece non “sii novena, si nun sento sonà li pifferari”. C’è però anche da dire che molti romani non capivano i testi delle canzoncine, cantate nei dialetti di origine degli zampognari, e voci popolari ipotizzavano che tra le varie parole si nascondessero delle prese in giro verso i romani: “E quanto so’ minchioni sti romani – che danno da magnà a ‘sti villani”.
Con Roma Capitale, nel 1870, un ‘ordinanza vietò ai pifferai di suonare in strada, nonostante le molte proteste dei romani e dei giornali del tempo. E la tradizione della novena scomparve.

per Roma Sparita nota a cura di Sabrina Di Sante

2 Risposte

  1. Non ne vedo più……ma qualcuno ancora ci sarà ?

  2. che meravigliaaaa…..ci stavo pensando proprio ieri….che atmosfera che si creava con loro

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