Domus Aurea
Sull’ampiezza e le magnificenze della Domus Aurea si è scritto molto, ma spesso si è lavorato di fantasia; tuttavia – benché il lago sia stato prosciugato per costruirvi sopra il Colosseo, benché Tito abbia tagliato una parte della domus per farsi un villino, benché una grossissima parte sia stata portata via da Traiano quando costruì le Terme sul colle Oppio – doveva essere grandiosa. Dell’enorme complesso resta soltanto uno dei padiglioni costruito sul colle Oppio, probabilmente quello che conteneva gli ambienti più belli, salvatosi perché inserito nelle fondazioni delle successive Terme di Traiano. Sul lato breve del cortile, che occupava la parte posteriore della casa, si trova un grande Ninfeo con i resti di un mosaico di pasta vitrea, con Ulisse che offre da bere a Polifemo; alle spalle del Ninfeo la famosa “Sala della volta dorata”. La Domus Aurea resta un’opera unica nell’architettura e nella pittura romana. Le pitture, in particolare, sono legate a una curiosità: alla fine del xv secolo, non essendo state ancora identificate come appartenenti al palazzo di Nerone, erano considerate delle Grottesche e gli artisti andavano ad ispirarsi in queste grotte, penetrandovi dalla sommità del Colle Oppio, attraverso alcune gallerie. Erano visibili solo le pitture delle “volte” che, copiate, venivano poi trasferite in nuovi affreschi. Ne furono influenzati, tra gli altri, il Ghirlandaio, il Perugino e il Pinturicchio
Tratta da “La grande guida delle strade di Roma”, 2003, ed Newton & Compton – Claudio Rendina – Donatella Paradisi
Immagine Anno: 1870 ca.
Fotografo: Serie di John Henry Parker
Fonte: Roma, The British School, Fondo Parker
Aggiunta da Mario Visconti