L’Osteria di Cornelius

Una delle osterie romane più conosciute nello scorso secolo era quella « della Sposata » su piazza San Giovanni in Laterano quasi in angolo con la via Merulana; l’edificio è oggi distinto con i numeri civici 66 e 68.
La denominazione « della Sposata » era dovuta al fatto che numerose coppie di sposi dopo aver celebrato il loro matrimonio nella vicina Basilica, si recavano con testimoni ed amici a consumare il pranzo di rito nella Osteria che apriva i suoi battenti a pochi passi.
Per la fama che aveva saputo crearsi, e per la sua ubicazione, l’osteria fu altresì per lunghi anni una tappa immancabile dei buoni quiriti nelle notti di San Giovanni.
Nessuno però, per quanto mi risulta, è a conoscenza che almeno nel ceto degli artisti, l’osteria fu conosciuta anche come « Osteria di Cornelius »: ce lo ricorda una annotazione scritta con calligrafia dell’epoca sul telaio d’un quadro che rappresenta per l’appunto il nostro locale, annotazione che dice testualmente: Osteria
di Cornelius dove il celebre artista faceva sovente colazione perchè innamorato di Concetta Pieroni (evidentemente l’ostessa).
Evidentemente il Cornelius oltre che delle bellezze, delle opere d’arte, del sole, dei monumenti di Roma, era innamorato del nostro vino e più ancora delle nostre donne. Infatti egli ebbe, una dopo l’altra s’intende, ben tre mogli tutte italiane e quasi certamente romane: Carolina Grossi figlia di un impiegato dell’amministrazione pontificia, Geltrude Ferratini figlia di un macellaio e da ultimo certa Teresa Giampieri che aveva poco più di venti
anni ed era al servizio di una figlia di Cornelius quale bambinaia, quando il pittore, già nonno e più che settantenne, se ne invaghì e la sposò.
Naturalmente come era d’uso nella vecchia Roma, alla sera delle nozze una rumorosa scampanacciata rallegrò gli sposi novelli che avevano il loro nido in via Poli 54. Difficile di stabilire in quale dei soggiorni romani sia fiorito l’idillio del pittore con la ostessa Concetta Pieroni: sarà stato in qualche parentesi di vedovanza, oppure si sarà trattato di una avventura extra-coniugale ?

L’osteria più non esiste, la casetta confinante e che è in angolo con via Merulana è stata trasformata con ampia apertura ed oggi al pianoterreno si è insidiato uno dei « ventimila » bar dell’Urbe.
Anche il fabbricato dell’osteria ha subìto delle modifiche: tra le due porte sono state aperte delle finestre, un portoncino immette al piano superiore; in una parte dei locali della vecchia osteria si è stabilita una rivendita di generi alimentari per il personale dell’ospedale; dall’altra parte hanno preso possesso le suore dell’ ospedale per stabilirvi i servizi della loro comunità.

Il testo è del 1951, in realtà oggi al 66 c’è un portoncino e il 68 è evidentemente abbandonato da decenni…

Peter Cornelius (Dusseldorf 23 settembre 1783 – Berlino
6 marzo 1867) appartenne alla schiera innumerevole di artisti stra-
nieri (specialmente tedeschi) che in Italia e a Roma, in modo
particolare, trovarono la loro seconda Patria nonché la maestra
e la ispiratrice delle opere più belle del loro ingegno.
Il Cornelius venne a Roma nel 1814 e vi ritornò successiva-
mente più volte soggiornandovi per lunghi anni.
Di Roma subì tutto il fascino e qui tra le sue opere migliori
compose Romeo e Giulietta, le scene del Faust, Lady Macbeth,
la Leggenda del Nibelungi.

ALESSANDRO TOMASS 1951
Tratto da Strenna dei Romanisti 1951

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