Er pranzo de le minente


Mo ssenti er pranzo mio. Ris’e piselli,
allesso de vaccina e gallinaccio,
garofalato, trippa, stufataccio,
e un spido de sarcicce e ffeghetelli.

Poi fritto de carciofoli e ggranelli,
certi ggnocchi da facce er peccataccio,
‘na pizza aricresciuta de lo spaccio,
e un’agreddorce de ciggnale e ucelli.

Ce funno peperoni sott’aceto,
salame, mortadella e casciofiore,
vino de tuttopasto e vvin d’Orivieto.

Eppoi risorio der perfett’amore,
caffè e ciammelle: e tt’ho llassato arreto
certe radisce da slargatte er core.

Bbè, cche importò er trattore?
Cor vitturino che mmagnò con noi,
manco un quartin per omo: e cche cce vôi?

Minenti: A Roma, nei primi anni dell’ Ottocento, erano chiamati “minenti” quei popolani agiati, ovvero artigiani, carrettieri, operai, divenuti discretamente benestanti grazie ai proventi dei loro mestieri. Il raggiunto benessere economico era volutamente ostentato, in special modo dalle loro mogli, attraverso un modo di vestire vistoso e sfarzoso.
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8 Risposte

  1. Lorenzo Bove ecco che ti faccio mangiare.. tanto pe sta leggero ???

  2. Amo la mia città, ma ho qualche problema con la cucina tradizionale

  3. Da notare
    Er mejo amico lo porta in tasca ?

  4. su Facebook ha detto:

    Aggiungi una strofa:
    “””
    Pero’ se vie’ il grillino
    Statte accorto
    Te caccia via
    Pe’ magna’ da solo!

  5. su Facebook ha detto:

    Anche per questo l’età media era assai bassa a quell’epoca!

  6. su Facebook ha detto:

    Il quadro è bellissimo: lo sguardo rivolto al pittore come se stesse facendo una fotografia invece di dipingere. Minaccioso, con una punta però di distaccato e rispettoso compiacimento. La forchetta tenuta quasi come avvertimento. Dietro, gli “avvocati” in “pausa pranzo” sorridono: fa un certo effetto veder sorridere dei volti di metà ‘800 riprodotti allora.

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