Storiella


“Sulla sponda dell’Aniene, prima di Ponte Nomentano, un ometto sta pescando tranquillamente con la lenza.
A un tratto vede un tale che, deliberatamente, si butta nel fiume.
L’ometto lascia la lenza, si leva la giacca, si getta a nuoto e salva quello che stava per annegare. Poi si rimette tranquillamente a pescare.
Ma quell’altro, dopo un po’, ripete l’insano tentativo.
Il pesatore si rituffa e lo salva una seconda volta, rimettendosi poi a pescare come se nulla fosse.
L’altro, sempre più deciso, aspetta qualche momento, poi giù: un altro tuffo.
Nuovo salvataggio del pescatore.
L’uomo, disgustato, si allontana di qualche metro, tira fuori una corda dalla tasca, la fissa ad un albero, fa un nodo scorsoio e ci passa dentro la testa, guardando sospettosamente il pescatore.
Questo non si muove.
Allora l’uomo, incuriosito, sfila la testa dal nodo e va vicino al pescatore.
“Dimmi un po’, brutto impiccione! Mi getto tre volte a fiume e tu rischi tre volte la vita per salvarmi: ora vedi che mi sto impiccando e mi lasci fare?”
Il pescatore, senza voltarsi risponde:
“Ah! Ti impiccavi? io invece, credevo solamente che tu ti mettevi ad asciugare. E poi, sai: io faccio soltanto il pescatore”

2 Risposte

  1. Quando ero piccolo…i giovanotti di allora, si tuffavano ancora da ponte Nomentano…oggi basterebbe un tuffo per morire avvelenati…

  2. Racconta Giggi Zanazzo, antologista del primo ‘900 di storie, aneddoti, letteratura e folklore romanesco, che la sera si radunavano i pescatori intorno all’isola Tiberina. E nel buoi i monelli gridavano: “A pescatooo’…”
    “Che d’è?”
    “Quanno che senti fa’ ticche ticche…”
    “Mbè?”
    “Tira che ce sta l’anima de li mortacci tua!”

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