Via Tiburtina
Palazzetto Sartorio al civico 207 di via Tiburtina
Su Via Tiburtina, all’altezza del cimitero del Verano, c’è un palazzetto conosciuto come “il palazzo decorato”, per il bizzarro miscuglio di stili che lo caratterizzano, inoltre, alzando lo sguardo, si scorge una finestra particolare. Si tratta di una bifora dalla quale si affacciano delle figure in terracotta rossa, contornate da una tenda di pizzo, anch’essa di terracotta, che rappresentano un uomo anziano dalla barba fluente e riccia, con la berritta in testa, il tradizionale berretto nero sardo, ed un binocolo in mano, ai suoi lati una ragazza in costume tipico ed un’elegante signora. Tutti e tre guardano per strada e ridono.
La curiosa opera è da attribuirsi allo scultore Giuseppe Maria Sartorio. Nato a Boccioleto in Valsesia nel 1854, l’artista nel 1897 acquistò il terreno sulla Tiburtina sul quale fece costruire l’elegante palazzina chiamata, appunto, il palazzo decorato, che adibì a sua dimora aprendo, al piano terra, la sua bottega ad uso officina e scuola di scultori, ove lavoravano i suoi allievi,
Una leggenda narra che l’originario proprietario del terreno, insieme alla moglie e ad una servetta, stavano deridendo una processione funebre che passava sotto la finestra dell’antica casa, diretta al vicino cimitero del Verano. Pare che la loro fosse un’abitudine, ma un bel giorno la balaustra cedette ed i tre caddero a terra ponendo fine alla loro vita. Un’altra versione della leggenda dice che per questo Dio si indispetti’ e li pietrifico’ in quella posa per l’eternita’. Venuto a conoscenza della leggenda, Sartorio realizzò la finestra a bifora ove si affacciano i tre personaggi della storia.
In realtà, dal racconto di una discendente coerede del villino, il bassorilievo rappresenta Sartorio stesso che, lavorando a Torino, indossa un costume piemontese, la moglie in costume sardo, Sartorio aveva uno studio anche in Sardegna, e il figlio in costume laziale, essendosi stabiliti definitivamente a Roma.
Aggiunta da Loredana Diana notizie dal libro San Lorenzo mi amor di R. De Salvia – R. Galluzzi
Foto Alfredo Caruso