Portico d’Ottavia


Casa medioevale al Portico d’Ottavia
L’arcone con la veduta orientata sulle case che delimitavano il Ghetto vero e proprio. Infatti nel Catalogo già citato degli acquarelli, questo risulta il numero 15 della Serie Seconda, e porta la strana ma pratica didascalia: «Il Portico d’Ottavia guardando a sinistra». Nel recinto del Ghetto rientra perciò anche la «casa medioevale» del nostro titolo. L’amore dell’artista più che mai ha voluto riprodurre quell’arcone, nel sorriso della luce, attraverso la paziente ripetizione dei mattoni quasi disposti a raggiera. Né manca il leit-motiv figurativo della bilancia d’ottone.
Sia pure in tono dimesso, il mercato del pesce è in pieno svolgimento. La donna che s’appoggia al bastone, in primo piano, ha fatto tuttavia altre compere, ma non s’avvertono più sotto quelle arcate, le voci, il clamore, di qualche tempo prima. Le voci dei «cottiatori». Cioè i banditori ai quali veniva allora affidato il compito di fissare i prezzi della giornata. Da cottìo, forse di derivazione latina (quotus, quoties, quotiate o cotidie), passato poi ad indicare, specialmente durante le festività natalizie, lo stesso mercato all’ingrosso del pesce. Nel suo più vero significato corrispondeva all’«apprezzamento del pesce in pescheria, che si fa la mattina quasi con le leggi di un pubblico incanto», secondo la misurata definizione del Belli posta proprio in nota ad un suo sonetto, Er Coltivo. E l’operazione si svolgeva in osservanza di rigorose norme, che, per delicatezza di procedura, e per il particolare oggetto delle disposizioni, vennero più volte richiamate, ri
badite,
aggiornate, rinnovate, lungo l’arco di vari secoli. In primo luogo l’esposizione della merce, dei pesci, che si dovevano tenere esclusivamente sopra le «prete». Le pietre ancora visibili in questo e in altri acquarelli.

Tratto da Roma Sparita negli acquarelli di Ettore Roesler Franz Livio Jannattoni 1981
Dipinto del 1887
Aggiunta da Mario Visconti

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