Fuochi di Gioia


I fuochi di Gioia.
Roma si caratterizzò per una significativa attività nei «fuochi di gioia e di allegrezza», che trovò nel periodo barocco la massima espressione. Si svilupparono i «fuochi alla romana» ossia involucri riempiti di polvere di lancio e stelle, in grado di lanciare una serie di getti luminosi, simili alle girandole.
La diffusione delle macchine pirotecniche prese l’avvio con le feste della “chinea”, occasione nella quale i regnanti spagnoli e napoletani consegnavano al Papa, nella Basilica di San Pietro il tributo per il regno di Napoli.
Le macchine concepite per essere distrutte, dovevano durare diverse ore, ed allo stesso tempo prevedere alcune trasformazioni riconducibili alla realtà, al fine di suggestionare gli spettatori. L’importanza e la solennità delle manifestazioni richiedevano una cura particolare, tanto che la realizzazione delle macchine venivano affidate a importanti artisti quali Pietro da Cortona, Carlo Rainaldi, il Bernini.
La proliferazione dell’attività Pirotecnica in Roma, per la sua specificità diede vita alla tipologia dei “Fuochi alla Romana” con l’introduzione di Candele Romane, involucri riempiti di polvere di lancio e stelle in grado di lanciare una serie di getti luminoso simili alle girandole.
Sempre a Roma nell’ottocento furono introdotti i “fochetti” che venivano accompagnati da esecuzioni musicali.

Autore del dipinto Antoine-Jean-Baptiste, 1901
Aggiunta da Marcello Remia

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